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Cronaca

Il fallimento del Decreto anti rave party, solo 8 a processo, zero condanne

Il tanto pubblicizzato Decreto anti rave party, varato dal governo Meloni per affrontare ciò che veniva descritto come un’emergenza nazionale, si è rivelato un fiasco. Nonostante le promesse di un pugno duro contro i rave-party e le severe pene previste, i risultati sono stati deludenti.

A distanza di un anno e mezzo dall’entrata in vigore del decreto, il governo è costretto ad ammettere che l’emergenza tanto sbandierata non era così urgente come si pensava. Secondo quanto dichiarato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio in risposta a un’interrogazione parlamentare, su 50 persone finite sotto indagine nel 2023 per presunte violazioni del decreto, solamente 8 sono oggi a processo.

Questo dato mette in luce la scarsa efficacia del provvedimento legislativo, che ha finito per colpire un numero irrisorio di individui rispetto alle aspettative iniziali. L’accusa formulata nei confronti di questi otto individui riguarda l'”invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica”, il nuovo reato introdotto appositamente per contrastare i rave-party.

La situazione solleva interrogativi sulle reali motivazioni dietro l’emanazione di questo decreto, con alcuni gruppi di opposizione che avevano già denunciato le presunte finalità “meramente politiche” del provvedimento.

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