L’aborto è un diritto delle donne: ma gli obiettori di coscienza?
di Tiziana Pagano
A Oggi è un altro giorno, la trasmissione di RaiUno condotta da Serena Bortone, abbiamo assistito ad una dichiarazione davvero infelice da parte della Ministra della Famiglia, Eugenia Roccella. Alla domanda della conduttrice che chiede se l’aborto faccia parte della libertà delle donne, la ministra risponde: «Purtroppo si.» – E continua – Non è una bella cosa. […] La 194 è una buona legge. Una legge molto equilibrata. Ma le donne non sono felici di abortire». Qui la conduttrice puntualizza che nessuno ha mai detto che le donne siano felici di abortire e Roccella continua: «Oggi sembra che l’aborto sia il più alto diritto delle donne. Certamente è una via di fuga, che assicura la libertà dalla maternità non voluta. L’ultima scappatoia.»
Puntualizzare con “purtroppo” il fatto che l’aborto sia un diritto delle donne, la dice lunga sulle idee del governo – o quanto meno della ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità – circa il tema delle interruzioni volontarie di gravidanza. Altro discorso, sarebbe quello di divulgare nelle scuole una maggiore consapevolezza della sessualità e dei metodi contraccettivi volti a prevenire le gravidanze indesiderate. Anzi, sarebbe un passo degno di un paese che si proclama civile. Ma per quanto riguarda la 194, ci sono ancora molti passi da fare per renderla davvero “equilibrata” , usando l’espressione della ministra.
Le donne che intendono interrompere una gravidanza, infatti, si trovano troppo spesso a dover fare i conti con gli obiettori di coscienza, ossia personale sanitario che decide di non praticare l’aborto. Basta guardare i dati presenti sul sito del Ministero della Salute per rendersi conto della realtà dei fatti: nell’Italia Settentrionale, il 60,7% dei ginecologi e il 36,2% di anestesisti sono obiettori di coscienza, con i dati più alti a Bolzano dove la percentuale di ginecologi e anestesisti è rispettivamente 75,7% e 68,9%; nell’Italia Centrale, gli obbiettori di coscienza sono il 65,9% di ginecologi e 44,6% di anestesisti con l’apice – rispettivamente – del 74,8% e 60,1% nel Lazio; nell’Italia Meridionale, la percentuale sale al 79,1% di ginecologi e il 60,6% di anestesisti toccando l’81,6% e l’83,3% in Basilicata; nelle Isole, abbiamo il 78,8% di ginecologi e il 66,4% di anestesisti con punte dell’85,8% e 73,1% in Sicilia.
Questi dati ci raccontano la drammatica situazione italiana per tutte le donne che scelgono di abortire e che non possono vedere messe in pratica le garanzie date loro dalla legge 194. Non senza incontrare ostacoli, troppi. Un boccone amaro considerando che questa legge è stata pensata per contrastare il fenomeno degli aborti clandestini che, prima del 1978, erano praticati in assenza di una degna assistenza medica e in assenza di igiene, portando spesso alla morte delle donne che vi si sottoponevano. Quindi, si: la 194 è una legge buona e giusta. Compito dell’attuale governo dovrebbe essere quello di ottimizzarne la messa in pratica. Perché se l’obiezione di coscienza è un diritto, lo è anche – senza alcun purtroppo! – quello delle donne che scelgono consapevolmente di non portare avanti una gravidanza.