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Neonato morto soffocato in ospedale: il padre accusa il personale sanitario

di Tiziana Pagano

Ospedale Sandro Pertini di Roma, è la notte tra il 7 e l’8 gennaio. Una neomamma sta allattando al seno il suo bambino ma, esausta, si addormenta e il neonato muore soffocato. Come riporta Il Corriere della Sera, la Procura apre un’inchiesta contro ignoti. Ma sono le parole del padre del piccolo ad aggiungere rammarico ad una storia di per sé già tragica.

In una dichiarazione a Il Messaggero, l’uomo racconta che la compagna sarebbe stata letteralmente abbandonata a sé stessa, nonostante non si reggesse in piedi, dopo 17 ore di travaglio, obbligata ad accudire da sola il neonato.

«Era sfinita, ma le hanno subito portato il piccolo per l’allattamento e hanno anche preteso che gli cambiasse il pannolino da sola. Ma lei non si reggeva in piedi. […] Lei stessa aveva implorato più volte il personale del reparto di portare il piccolo al nido per qualche ora per potere riposare un po’. Non ce la faceva più. Ma la risposta era sempre “no, non si può”».

Queste sono le esatte parole del giovane papà che adesso, insieme alla compagna, pretende di sapere la verità e soprattutto di capire se questa tragedia poteva essere evitata.

Una vicenda che porta alla luce la mancanza di sensibilità e di empatia nei confronti delle neomamme che, purtroppo, è diffusa in molti ospedali italiani.

In questo caso, parliamo di un rooming-in – ossia la possibilità che, dopo il parto, il neonato stia nella stessa stanza con la madre per dare una continuità al legame tra madre e figlio –  che non ha seguito quelli che dovrebbero essere le basilari condizioni di sicurezza: una donna sfinita dal travaglio, infatti, si sarebbe vista negare il supporto da parte del personale sanitario. Come poteva occuparsi del piccolo, senza alcun aiuto, se lei per prima aveva bisogno di assistenza? Perché pretendere che una donna, sfinita, trovi per magia la forza necessaria ad accudire un bambino, solo perché è diventata madre? Come se, diventate madri, le donne smettessero di essere “umane”, con tutte le fragilità che questo comporta.

Il diventare madri, per tante donne, significa vivere esperienze traumatiche già in sala parto.

 Sono ancora troppe, infatti, le donne che denunciano episodi di violenza ostetrica, raccontando assistenza inesistente durante il parto o addirittura violenza psicologica e fisica da parte di medici e ostetriche.

La maternità è un momento delicato nella vita di una donna. Il dolore fisico, la stanchezza e l’aspetto psicologico delle neomamme, dovrebbero essere trattati con tatto dai medici e da tutto il personale sanitario addetto.

In attesa che la giustizia faccia luce su questa triste vicenda, non possiamo fare altro che augurarci che avvenga un cambiamento nelle modalità di assistenza alle neomamme, fatto di comprensione, assistenza, empatia e rispetto!

Tiziana Pagano

Tiziana Pagano nata a Napoli il 13/09/1988 Pass: tizianapagano

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