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Il Covid-19 salverà l’ambiente?

Anna Maria Di Nunzio

Al seguito del lockdown, l’Italia si è trovata improvvisamente rallentata nel suo sistema produttivo, se non completamente ferma. I macchinari delle aziende sono spenti, le auto di una buona parte della popolazione restano parcheggiate nei garage o nei viali, gli scarichi di sostanze di rifiuto nelle acque si sono ridotti ai minimi storici. La quarantena dovuta alla Pandemia da Covid-19 ha certamente dato una scossa drastica all’economia dell’intero Paese, mettendo a dura prova gli italiani che, da un giorno all’altro, si sono ritrovati a dover cambiare le proprie abitudini, modificare quella routine frenetica che hanno sempre condotto fino a qualche mese fa. Eppure, quello che per l’uomo è stato un boccone forse troppo amaro da mandare giù, per la natura sembra essere stata una vera e propria boccata d’aria fresca: l’inquinamento è calato, i fiumi e i mari sono limpidi come mai prima d’ora, la fauna selvatica è ritornata a passeggiare indisturbata per le strade di città. Insomma, in tempi di quarantena l’ecosistema sta ottenendo la sua rivincita.

Secondo i dati analizzati dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea), lo stop conseguente alle misure restrittive messe in atto dal Governo ha portato ad una diminuzione consistente delle concentrazioni di diossido di azoto, principale sostanza inquinante dell’atmosfera. “Il calo percentuale delle concentrazioni può differire in qualche modo dalla riduzione delle emissioni. Modelli di chimica atmosferica, che rappresentano le variazioni meteo giornaliere, combinati con tecniche di modellazione inversa, sono necessari per quantificare le emissioni basate sulle osservazioni da satellite. Combinando i dati per uno specifico periodo di tempo – spiega Henk Eskes, del KNMI (il Real Istituto Meteorologico d’Olanda) – la variabile metereologica in parte si stabilizza e cominciamo a vedere l’impatto del cambiamento dovuto all’inattività dell’uomo”. Il rallentamento produttivo ed economico e la diminuzione delle auto in circolazione, dunque, sembrerebbe aver giovato non poco alla qualità dell’atmosfera. E se da un lato l’aria che respiriamo si ripulisce, dall’altro le acque di fiumi e mari sono più cristalline che mai. Dalle spiagge della Campania, in particolare nei pressi di Licola, Varcaturo e anche lungo tutto il panoramico tratto di Mergellina, zone nelle quali fare il bagno è sempre stato sconsigliato per motivi igienico-sanitari, il mare ritorna ad essere pulito, tanto da far sembrare queste zone piccoli pezzi di Sardegna. E il Po? Le sue acque avevano ormai da tempo sostituito l’azzurro con un verde da brividi. Oggi, invece, il fiume più lungo d’Italia ha ripreso i colori del cielo, sorprendendo tutti. Per non parlare poi delle acque dei canali di Venezia! In assenza di motoscafi e vaporetti la laguna, meta tanto ambita dai turisti provenienti da ogni parte del mondo, non è più torbida e puzzolente. Non a caso, con grande stupore tra quelle acque così famose sono tornati ad aggirarsi i delfini, che nuotano indisturbati anche nei pressi di Trieste e Cagliari. I simpatici cetacei, tuttavia, non sono i soli ad aver ripreso il controllo del proprio habitat: cervi e daini sono stati avvistati in Sardegna; si vedono cinghiali passeggiare indisturbati per Roma; il 5 aprile scorso un esemplare di aquila reale padroneggiava nei cieli di Milano, prendendo il posto dei numerosi aeroplani che da tempo non si lasciano più dietro scie bianco latte. La flora e la fauna, in sintesi, hanno piano piano ripreso a vivere, rendendo il nostro Paese una sorta di zoo all’aperto.

La cosa drammatica, in questo spettacolo della natura che pullula di vita, è la nostra reazione: un misto di sorpresa e stupore dinanzi ad avvenimenti che dovrebbero essere normali. Il fatto che si consideri un cervo che attraversa la strada o il riuscire a vedere i ciottoli bianchi che formano il fondale di un fiume un evento straordinario, dovrebbe farci riflette molto. Il mondo, prima dell’entrata in scena di un virus altamente infettivo e pericoloso, stava percorrendo la strada verso l’autodistruzione ambientale a velocità stratosferica, su un’auto dai freni mal funzionanti. Se è vero che non tutto il male viene per nuocere e se bisogna sempre trovare l’aspetto positivo di ogni avvenimento, per quanto drammatico esso sia, ebbene bisogna porsi una domanda: non è che forse ciò che il Covid-19 sta facendo oggi all’uomo, l’uomo lo stava già facendo da tempo alla natura?

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  • Bello questo articolo! Complimenti

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