Amore mio Aiutami: un debutto cinematografico al Teatro Spazio Uno
ROMA – Di solito quando da un libro si fa un film si rimane spesso delusi, tranne rari casi (come i film di Salvatores per esempio). Se poi capita che un’opera teatrale venga proposta sul piccolo schermo (pensiamo a Scarpetta o De Filippo) l’atmosfera magica della sala nella maggior parte dei casi si perde e, sebbene la grandezza dell’opera rimanga intatta, si finisce sempre per pensare: che bello sarebbe stato vederlo dal vivo. Nel caso di Amore mio aiutami, tratto dal celebre film del 1969 di Alberto Sordi con Monica Vitti come coprotagonista femminile – in scena al teatro Spazio Uno di Roma fino al 15 febbraio – invece, la bellezza del film acquista il fascino della quarta parete che si abbatte: un magistrale lavoro di adattamento del soggetto del grande Sonego compiuto dalla regista Claudia Genolini, che ha acquisto per due anni i diritti dello spettacolo.
(Il VIDEOSPOT)
Spot Teatrale x Amore mio aiutami dal 3 al 15 Febbraio Teatro Spazio Uno – Roma
La compagnia che presenta lo spettacolo è la Freaky Lab, composta da quattro donne under 30: Claudia Genolini, appunto, Francesca Bellucci, Luisa Belviso e Ludovica Di Donato (tutte e tre attrici). La scommessa artistica che la Freaky Lab si propone è ambiziosa, come si legge nel comunicato: in un periodo storico in cui il linguaggio cinematografico è diretto e stimolante, ma quello teatrale è ancora sinonimo di qualità e cultura, l’obiettivo della compagnia è “fondere” le due arti per crearne, se vogliamo, una terza: il cinema a teatro, o un teatro cinematografico, come si preferisce. E possiamo dire che con questa sua opera ci è riuscita in pieno.
La trama del film in molti la ricordano: Raffaela e Giovanni sono sposati da anni, lei fragile, viziata e insicura pende dalle labbra del marito e della madre, che la gestiscono, lui la vizia con la sua aria da padre-marito borghese finto progressista, la madre invece è la regista occulta dei suoi sentimenti. Quando Raffaela si innamora di un professore con cui ogni mercoledì va a teatro, però, le cose cambiano: Giovanni si rivela geloso e questo cozza col suo essere protettivo e moderno, così, per non ammetterlo o mostrarlo troppo, darà il via a una serie di sotterfugi e maldestre finzioni che porteranno la moglie dritta tra le braccia del rivale.
Amore mio aiutami mostra tutta la fragilità delle nostre convinzioni sociali, la maschera del perbenismo progressista che si sgretola sotto il peso di un realtà fatta di passione e dolore. Come in una delle migliori commedie degli equivoci non si capirà mai se dire la verità – svelare il tradimento per lei, opporvisi apertamente per lui – alla fine convenga o meno, ma allo spettatore rimangono più certezze che dubbi: nessun rapporto è mai al sicuro dalle temperie delle vita e fingersi chi non si è non aiuta mai troppo a lungo.
La regista, insieme a Francesca Bellucci, ha modificato leggermente il soggetto per adattarlo alla scena, ma senza stravolgere la storia originale: molti ricorderanno la celebre scena sulla spiaggia in cui Alberto Sordi picchia Monica Vitti per lunghissimi minuti, ebbene sul palco questa cambia ambientazione e si dispiega in casa, ma lo spessore è lo stesso, forse solo lievemente meno disperato rispetto all’originale e leggermente più comico. Del resto la Genolini ha deciso di impreziosire l’opera con alcune scene di ‘inseguimenti’ che non figurano nel film ma rendono bene l’affannato rincorrersi dei sentimenti tra i due protagonisti. Se qualcuno non avesse visto la pellicola non faticherebbe a riconoscere l’assoluto valore dei due attori protagonisti: Francesca Bellucci e Stefano Skalkotos. Dopo averlo visto, invece, i paragoni vengono spontanei e per fortuna l’opera non ne esce sconfitta, anzi, afferma la sua originalità mostrando come il teatro dia una nuova vita a qualsiasi opera, anche la più abusata. La sensuale Raffaela, interpretata magistralmente dalla Bellucci, siamo sicuri avrebbe strappato applausi e risate anche a Monica Vitti. È lei la vera protagonista dell’opera: infantile malata immaginaria viziata e debole, ma capace alla fine di ottenere il suo scopo. A girarle intorno il marito, un bravo Stefano Skalkotos che ha rinunciato a scimmiottare Alberto Sordi, dando al suo Giovanni un’apparenza più dimessa e meno disperata ma sicuramente di grande effetto; impossibile alla fine dell’opera non provare pena e rabbia per il suo personaggio, dimostrando così un’interpretazione riuscita appieno. La coppia che fa da spalla ai due, Luisa Belviso e Matteo Cirillo, offre un altro spaccato di vita borghese alienante e al contempo ilare: la mania di comando di lei e la rassegnata e beota simpatia di lui sono interpretati da due attori che farebbe piacere rivedere nella parte di protagonisti in un’opera teatrale. Salvatore Catanese, il professor Valerio Mantovani nella finzione, ben diretto dalla Genolini ripropone le stesse caratteristiche del personaggio del film: inconsistente belloccio, in confronto ai due protagonisti, quasi freddo e razionale. È lui il personaggio avvertito come il più falso proprio per la sua incapacità a mettersi in gioco, salvo poi farsi avanti subdolamente quando ormai tutto è servito. Parte non facile per il bravo Salvatore Catanese che sicuramente ha reso benissimo la trattenuta ipocrisia di un personaggio minore ma non per questo meno importante nella sua inconsistenza.
Ottima, poi, la scelta delle luci e della scenografia “classica” – da commedia di Scarpetta appunto – anche il sipario, alla fine, ha fatto fatica a chiudersi su di un’opera ben riuscita che speriamo di veder presto in giro per l’Italia.
Cast
attori: Francesca Bellucci, Stefano Skalkotos, Matteo Cirillo, Luisa Belviso e Salvatore Catanese Aiuto Regia: Erik Tonelli, Josh Adam – Luci e fonica: Vito Buchicchio – Scene: Gaspare de Pascali Costumi: Beatrice Maria Genolini – Foto: Martina Mammola