(Video). Referendum su acqua e nucleare. Zanotelli e Celestini: “4 SI’ “
NAPOLI – (di Daniele Pallotta). Continua la mobilitazione dei comitati per i “4 sì” al referendum che si terrà il 12 e 13 giugno. A Napoli le manifestazioni si svolgono in numerosi quartieri, dal Rione Sanità, dove si è tenuto un concerto per sensibilizzare i cittadini, a Materdei, e proseguiranno tutta la settimana. Di seguito si riportano in sintesi i quesiti referendari.
LA GESTIONE DELL’ACQUA. I primi due quesiti sono relativi alla gestione dell’acqua.
Due “si” sulla scheda esprimono la volontà di abrogare, ossia di eliminare, le disposizioni normative volte a: 1) privatizzare il servizio idrico; 2) far ottenere al gestore del servizio idrico profitti sulla tariffe. “Faccio appello a tutti i cittadini prima di tutto per invitarli ad andare a votare – dichiara padre Alex Zanotelli, uno dei primi a sostenere il referendum – e poi chiedo donarci due “sì” in particolare per stabilire che l’acqua non è un bene di rilevanza economica, non è una merce, e per togliere i profitti dalla gestione dell’acqua. Come ha fatto un Paese come l’Italia a pensare di privatizzare l’acqua? Avete mai pensato di privatizzare vostra madre? L’acqua è la madre di tutta la vita, difendiamo la madre, difendiamo la vita.”
IL NUCLEARE. Il terzo quesito riguarda il ritorno al nucleare. Votando “sì” viene manifestata la volontà di impedire che vengano realizzate nuove centrali nucleari in Italia. L’incidente della centrale nucleare di Fukushima chiarisce quali siano i rischi – ricordano i rappresentanti dei comitati antinucleare – e non esiste la possibilità di creare centrali completamente sicure. L’Italia inoltre è un territorio a rischio simsico e nel 1979 un incidente nella centrale nucleare di Sessa Aurunca portò all’ emissione di radiazioni nel territorio circostante e nel tempo malformazioni negli animali e nell’uomo. Altro problema senza soluzione è quello della conservazione delle scorie radioattive.
IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO. Barrando il sì al quarto quesito si decide di abrogare le disposizioni inerenti il “legittimo impedimento”; con il “sì” anche le più alte cariche dello Stato, come tutti i cittadini, saranno obbligate, se convocate, a comparire in un aula di Tribunale.