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Siamo tutti Saverio Masi. I cittadini si mobilitano

NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Il 17 aprile c’è aria di mobilitazione generale per il Maresciallo dei Carabinieri Saverio Masi, caposcorta del giudice Nino di Matteo.

Cappello dei CarabinieriI cittadini si mobilitano, sia chiaro. I comitati, le associazioni si mobilitano, quelli che ancora vedono netta la differenza tra legalità e giustizia. Troppo allegacciata alla burocrazia la prima, per essere credibile strumento di conseguimento della seconda. E così è successo per Saverio Masi. Un verbale redatto per giustificare una multa di 106 euro, presa in servizio, è diventato un processo per falso materiale, falso ideologico e truffa.

Condannato in primo grado a otto mesi e spese processuali, perchè la Procura di Palermo ha ritenuto che quel verbale non dicesse cose vere. Perché nel processo di secondo grado, in cui è stata confermata la condanna, con riduzione della pena da otto a sei mesi, è stato verificato che Masi era effettivamente in servizio. E quindi? Il resto su cosa poggia?

Masi, approfittando della sua “posizione”, avrebbe cercato di farsi togliere una multa di ben 106 euro, a fronte di una quantità considerevole di rimborsi spese, per missioni varie, dei quali è ancora in attesa da diversi anni e usato un’auto non di servizio.
La Cassazione si pronuncerà per la definizione dei gradi di appello il 24 aprile prossimo e se la condanna dovesse essere confermata Masi verrebbe destituito. E per uno che ha partecipato alle indagini su Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano, ancorché caposcorta di Nino di Matteo, non è cosa da nulla. Senza considerare che con quello stipendio ci camperebbe pure.
Che c’entrano i comitati cittadini e le associazioni in tutto questo?
Dunque, loro, quelli più maliziosi, sostengono che tutto è cominciato quando Saverio Masi ha deposto al processo Trattativa Stato-mafia nell’ottobre del 2010, raccontando quello che poi ha confermato al corriere della sera nel 2013, e cioè di come gli era stato imposto di fermarsi ad un passo dalla cattura dei boss di cosa nostra, Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano. Articolo e deposizione che per altro gli sono valsi la candidatura ad una serie di querele da parte di colleghi.
Sono cose che capitano. Chi è che non si è sentito almeno una volta nella vita impedire di fare qualcosa? E’ capitato anche al Tenente Michele Riccio, almeno così dice lui, di essere stato fermato a Mezzojuso, ad un passo da Provenzano grazie all’aiuto del collaboratore di giustizia Luigi Ilardo. Però lui è stato più furbo. Evidentemente agli appuntamenti con Ilardo ci andava a piedi.

i link degli articoli:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/07/indagini-pericolose-di-saverio-masi/735219/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/15/antimafia-una-multa-per-fermare-quella-vera/1156431/
http://www.antimafiaduemila.com/2013100845484/primo-piano/confermata-la-condanna-a-saverio-masi-la-vittoria-dei-pavidi.html
http://archiviostorico.corriere.it/2013/maggio/03/visto_boss_Messina_Denaro_Hanno_co_0_20130503_b8f616aa-b3b1-11e2-ad3d-62320ac51716.shtml
http://www.antimafiaduemila.com/2015033154435/primo-piano/processo-omicidio-ilardo-ad-un-passo-da-provenzano.html

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