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Cultura

RECordare la poesia che vibra di Frascati e Senatore

In scena, a San Giovanni a Teduccio, “RECordare” di e con Roberta Frascati. È il racconto intimistico di una bambina diventata donna, o forse di una donna che ancor sa sentire le proprie emozioni, che conosce l’importanza delle piccole cose. La regia di Anna Chiara Senatore fa leva sulla parte universale di un testo in vernacolo e splendidamente femminile. Rec-cordare: registrare, ricordare e dare corda ai vissuti che ci rendono donne fragili perché capaci di scavare in profondità. Il disegno luci è di Victoria De Campora e le musiche di Antonino Armagno. “L’ammore overo nun cunosce parole. ‘E certi vvote manco ‘e ttene. L’ammore overo nun cunosce distanze, nun cerca pe’ fforza tiempo. L’ammore overo é sulo ammore”. È così. Siamo cresciute sentendoci un po’ Ofelia, un po’ Filomena Marturano. Figlie di una Napoli patriarcale ma che ci ha rese opera d’arte, perché noi, uno spiraglio per evadere lo troviamo sempre. Autrice e regista hanno saputo mescolarsi alla densità di un monologo che era stato considerato più adatto alla letteratura che alla rappresentazione, ma “Mudra Arti dello Spettacolo” ha puntato su un lavoro che farà parlare di sé, fosse solo per il fatto di essere autentico. La rinnovata drammaturgia ha creato un’ atmosfera fatta di stati d’animo, di vibrazioni che, con suoni e immagini, hanno disegnato fili di luce tra le linee oscure di un romanticismo amaro.“ ‘ A vita mia nun è stata cchiú a mia. Il tempo, le azioni, i desideri, perfino i pensieri. Me si trasuto dint’ ‘a carne, dint’ ‘ e cervelle, e ll’ hê nfettate, comm’ ‘ a nu verme che scava scava…”Testo, regia, interpretazione, fanno di questa performance un’esperienza da vivere. La protagonista ci viene consegnata nella sua verità, i sentimenti analizzati con lucidità: “Per anni sono stata il tuo cibo, tu rinvigorito come un albero ricolmo di frutti e io sempre cchiú ammaluta comm’ èvera ‘e muro. Ma io nun ‘o ssapevo che stevo addiventanno sterpaglia, c’ aveva essere srarecata e abbrusciata”. Percepiamo l’odore del passato come se potessimo ricodificare tutto ciò che appartiene al nostro trascorso, diventiamo parte del racconto, respiriamo l’aria nuova di una finestra aperta sul futuro. Un’ora di catarsi in cui l’interprete lascia uscire ciò che ha dentro e lo spettatore lascia entrare ciò che c’è fuori. Siamo tutti figlie ferite, amanti negate, bambine nude di fronte al grande linguaggio della poesia.

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