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Odio l’Estate, ma neanche troppo

di Danilo Piscopo

Cosa vi viene in mente se pensate ad una macchina, una gamba di legno nel portabagagli e ad un cane che ansima?

Sì, stiamo pensando tutti alla stessa cosa. Era un 27 dicembre del 1997 quando le sale italiane si riempivano di persone infreddolite ed era sempre un 27 dicembre del ’97 quando l’intera sala si riempiva di fragorose risate.

Poi, subito dopo, calava la malinconia sulla frase “…hai mai rischiato nella vita?” ed in fretta si tornava a ridere, ma solo perché la maglia di Ronaldo (quello del ’97) era finita. Quanto ci ha fatto ridere Tre Uomini e una Gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo con la regia di Massimo Venier.

Forse anche più di quanto la nostra Italia, dalla memoria corta, è disposta ad ammettere. Sì, perché è innegabile che il loro linguaggio comico sia entrato di prepotenza a far parte della nostra cultura, del nostro linguaggio comune (la cadrega, ma allora sei bastardo, il mattone polacco etc.) così come accade per i cult movie d’oltreoceano.

Forse, anzi, quasi sicuramente questo trio ha accompagnato un’intera generazione (e non solo una) all’interno di trovate comiche, talvolta geniali, che ancora oggi ci fanno ridere a perdifiato riguardandole, magari, su qualche vecchio filmato caricato su YouTube.

Dopo anni di attesa finalmente il ritorno, il ritorno del racconto più avvincente: il viaggio. Il road movie, di Tre uomini e una Gamba, si ripropone in Odio l’Estate, l’ultimo film al cinema del trio, ancora con la regia di Massimo Venier. Questa volta però qualcosa cambia: le auto sono tre, tre le realtà differenti, tre le classi sociali a cui appartengono, che, come accade soprattutto in Italia, si riuniscono senza stratificazioni. Quando? In estate, appunto, su un’isola del sud, costretti a condividere un appartamento con le rispettive famiglie.

Gli espedienti narrativi, seppur visti e rivisti, vengono abilmente interpretati dal trio non appesantendo la visione del film, lasciandolo scivolare così come deve naturalmente essere.

I richiami a Tre Uomini e una Gamba sono molti, come il riproporre la famosissima partita di calcetto in spiaggia (scena al limite dell’epico).  Poi si parte, inizia il viaggio. Gli elementi ci sono tutti: ci sono loro (ovviamente) c’è l’auto, c’è un cane… manca la gamba.

Ma se la gamba del defunto Garpez (che con trentamila lire il mio falegname la faceva meglio… non ha manco le unghie) era l’espediente per mettere quei tre personaggi mediocri di fronte ad una scelta radicale ed anche rischiosa, qui, tutti devono aggiustare qualcosa, qualcosa che può portare anche all’estrema conseguenza, qualcosa di terribile.

È una bella storia, quella di Odio l’Estate, una storia dolce, mai noiosa, con momenti di estremo realismo. I tre comici non cercano la risata, sono consapevoli di ciò che sono e di cosa rappresentano, allora decidono di puntare tutto sulla maturità e quello che viene fuori è un film maturo.

Si tirano le somme di una carriera in questo film. Allora c’è posto, ancora una volta, per la malinconia, per il rimpianto e per le risate, perché, in fondo, l’estate è anche questo.

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