Nicola Gratteri è il nuovo procuratore di Napoli
di Tiziana Pagano
Nicola Gratteri, con larga maggioranza, è stato nominato nuovo procuratore capo di Napoli, un posto scoperto da quasi un anno e mezzo, e cioè da quando Giovanni Melillo lo aveva lasciato per assumere l’incarico di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Sotto scorta dal 1989, in prima linea contro la ‘ndrangheta, Gratteri ha svolto negli ultimi 31 anni attività di pm e il consiglio giudiziario di Catanzaro lo ha definito «di straordinaria capacità di organizzazione, grande intelligenza ed eccellente attività di indagine».
Il suo impegno e la sua profonda esperienza maturata nel contrasto alla criminalità organizzata, a livello nazionale e internazionale, sono stati determinanti per convincere la maggioranza del Consiglio superiore della magistratura a sostenerlo.
La sua incessante attività lo ha portato a instaurare rapporti con procure di tutto il mondo con la cattura di circa 140 latitanti alcuni dei quali inseriti nella lista dei 30 più pericolosi.
Ma perché Nicola Gratteri è sotto scorta? La sua prima indagine portò alle dimissioni dell’assessore calabrese alla Forestazione e fece cadere la Giunta regionale. Da sostituto procuratore a Locri, negli anni ’90, si è occupato di scottanti inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, politica, traffico di droga e armi. Nel 1993, è sfuggito a tre attentati nel giro di tre settimane. Per questo è considerato una delle figure di spicco della lotta contro la criminalità organizzata calabrese. Continua ad essere sotto scorta, che lo segue ovunque in Italia e nel mondo.
L’ultima indagine calabrese di Gratteri è quella che ha portato, pochi giorni fa, a ricostruire attraverso le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, l’omicidio di Maria Chindamo, imprenditrice di 42 anni. Era scomparsa dal 2016. È venuto alla luce che la donna è stata uccisa e data in pasto ai maiali come punizione ‘ndranghetista per aver pubblicato su facebook alcune foto con il nuovo compagno. «Non le è stata perdonata la libertà di essere donna», così come ha commentato Gratteri, sottolineando anche l’interesse economico legato ai terreni della donna: «Bruciava l’idea che i terreni fossero gestiti da una donna che addirittura si sarebbe permessa di rifarsi una vita».
Per il suo modo di parlare, schietto e diretto, molte trasmissioni televisive lo hanno intervistato, rendendolo un volto noto anche a chi non è solito frequentare gli ambienti dell’alta magistratura.
Quello di Napoli, è l’ufficio inquirente più grande d’Italia con 110 pm e di sicuro tra quelli più complessi. Nel corso di un’audizione in commissione parlamentare antimafia nel 2020, Gratteri ha detto: «Io sono innamorato di questo lavoro, sono un tossicodipendente da questo lavoro. Ma se non pensassi che possiamo cambiare, farei un altro lavoro. Sono un agricoltore infiltrato in magistratura, potrei fare quello. O l’intrattenitore».