Evoluzione del web, ma sussistono i problemi di “semanticità”
NAPOLI (di Luigi Sorrentino) – Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una rapida evoluzione del web, cambiando in poco tempo il modo di interazione con internet. La motivazione principale di questo cambiamento è dovuta soprattutto alla nascita dei motori di ricerca, in particolar modo di Google che, anno per anno, introduce nuove tecniche di approccio alla navigazione. Ma come riescono ad esplorare una mole di dati che cresce di circa dieci milioni di documenti per giorno? Semplice, non lo fanno. Infatti, si stima che i motori di ricerca riescano ad indicizzare e coprire soltanto il 25% del web superficiale, che rappresenta circa il 0,2% del web. Il vero problema di fondo è la grande quantità di dati da esplorare e per non allungare i tempi di attesa dell’utente, si limita lo spazio di ricerca, perché ad oggi non esiste computer che in tempi brevi riesce a fare ricerche real-time sul web. Un altro problema da non sottovalutare è la non semanticità del web, in quanto, i computer non capiscono quello che fanno ed eseguono “stupidamente” le istruzioni dell’uomo. In futuro, in modo graduale i motori saranno capaci di capire il senso di frasi complesse riuscendo a selezionare più accuratamente i risultati ed effettuando scansioni di pagine sempre più efficaci. Il Prof. Massimo Marchiori, docente di informatica all’università di Padova, in un’intervista rilasciata alla rivista “Focus” ritiene che nei prossimi 20 anni i motori di ricerca si evolveranno in maniera spaventosa, stile “Star Trek”. Si parla di applicazioni che si adattano alle capacità di linguaggio umane, con interfacce in 3 dimensioni, di dispositivi GPS/GPSM personali, con cui reperire notizie su ogni individuo: potremmo chiedere se nei paraggi ci sono persone disposte a fare due chiacchiere creando delle vere e proprie “cyber-piazze”.