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Editoriali

Europa, sogno negato

di Bonaventura Franchino

Le forti pressioni prima e le successive critiche di Berlino e Parigi avverso il provvedimento con cui la commissione europea ha bocciato la fusione tra la Siemens e la Alstom nel settore ferroviario, ha ulteriormente evidenziato il totale fallimento dell’Europa perché del tutto incapace di creare una organizzazione, politica, strutturale e sociale consona e rispettosa dei propri obiettivi primari.
I tempi del manifesto di Ventotene, firmato da Spinelli ed Ernesto Rossi che miravano a costruire una Europa libera e unita, sembrano lontanissimi; di molto rispetto al già lontano 1941.
Nei fatti, ad oggi, non si è riusciti a realizzare il sogno di un’Europa federata con discipline comuni in special modo nei settori economici, produttivi e di democrazia. In luogo di strutturarsi in modo razionale, ha seguito disegni di espansione che hanno determinato il suo ampiamento; difatti, nel corso degli anni a cavallo tra il 2004 ed il 2007 vi è stato un ampliamento dei confini aprendo ai popoli insediati nel sud ed est d’europa.
Il Tutto, come già anticipavamo, senza riuscire a dettare regole ben precise, valide pe tutti gli stati membri.
Tale inadempienza ha determinato una situazione di totale stallo che consente ad ogni singolo stato di comportarsi a proprio piacimento disconoscendo l’europa come titolare di diritti sovrani ovvero la ratio stessa ed i suoi principi fondanti
Difatti aver ampliato i propri confini consentendo l’ingresso a popoli con culture ben diverse, sempre protesi alla costante ricerca di una propria identità nazionale, ha determinato spinte sovraniste tese solo a dimostrare e/o rivendicare la propria identità, disconoscendo con ciò i principi stessi dell’europa quale unione di popoli, di progetti e di idee.
Questo fenomeno non ha fatto altro che accelerare le spinte autonomistiche in dispregio del concetto della centralità ed unitarietà che avrebbero dovuto essere perseguiti
In questo scenario, quasi a voler mostrare i muscoli ostentando anche la forza che in realtà non hanno, si muovono la Germania e la Francia protese ad egemonizzare dettando regole a proprio beneficio
Questo modo di procedere ha prodotto innumerevoli regole a favore dei più forti determinando così situazioni di grave sperequazione e disparità cui sono seguite ricadute economiche in modo per niente paritario ; ciò ha ulteriormente accelerato il processo di lenta ma costante disgregazione cui hanno fatto seguito differenti norme tributarie e fiscali che hanno consentito il richiamo di ingenti capitali solo verso i paesi cui era stato possibile adottare sistemi fiscali del tutto diseguali ed in palese concorrenza degli altri paesi dell’unione .
Come conseguenza naturale si è assistito al levarsi sempre di più posizioni sovraniste in contrapposizione alle posizioni di Parigi e Berlino ; difatti, questi paesi, sia in segno di protesta che per cercare di ritagliare una propria identità nazionale, hanno accentuato sempre di più la propria posizione giungendo ad assumere politiche del tutto liberticide.
Al coro, in ultimo, si è aggiunta anche l’Italia che, sebbene non necessiti di dimostrare la propria unità nazionale in quanto soggetto fondante l’europa e con una storia di civiltà e cultura, ha iniziato ad assumere posizioni sovraniste, tese solo a mostrare i muscoli, dimenticando così la propria storia fatta di civiltà cultura ed idee.

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