Disoccupazione, in Italia 1,9 mln giovani disoccupati
ROMA – Il rapporto della Confartigianato (presentato oggi in occasione dell’entrata in vigore della riforma dell’apprendistato) evidenzia come la crisi pesi soprattutto sulle spalle dei giovani: tra il 2008 e il 2011 gli occupati under 35 sono diminuiti di 1.130.000 unita’, pari a -15,6%. La flessione in Italia e’ doppia rispetto all’eurozona dove il calo e’ stato del 7,1%. Ed e’ sempre il Mezzogiorno l’area che ha registrato la maggiore perdita di occupati under 35: 371.000. Ma all’Italia dei giovani disoccupati – evidenzia l’organizzazione degli artigiani – si affianca un Paese che invece di lavoratori ha veramente bisogno. E’ Milano la ‘capitale’ dell’Italia interessata a offrire lavoro ai giovani sotto i 30 anni. Le imprese del capoluogo lombardo infatti prevedono di assumerne 49.350 entro fine anno. Seguono nella classifica delle province con le maggiori opportunita’ di lavoro, Trieste, Bologna, Rimini e Firenze. Agli ultimi posti con le minori chance un gruppo di citta’ del Mezzogiorno: Reggio Calabria, Foggia, Vibo Valentia, Messina e Benevento. Secondo la Confartigianato, l’apprendistato si conferma una strada privilegiata per avvicinare i giovani al mondo del lavoro. In Italia gli apprendisti sono oltre 530.000 e tra i giovani con lavoro dipendente, il 19,5% e’ occupato con questo tipo di contratto. In particolare, evidenzia ancora il rapporto, l’artigianato e’ il settore con la maggiore vocazione all’utilizzo dell’apprendistato: 194.495 gli apprendisti occupati nelle aziende artigiane, il 31,6% del totale. Il 12,5% delle assunzioni nelle imprese artigiane avviene attraverso l’apprendistato. E’ la Lombardia la regione con il piu’ alto numero di apprendisti: 89.940, seguita dal Veneto (65.500), il Lazio (52.190). ”La riforma dell’apprendistato voluta dal ministro Sacconi che entra in vigore proprio oggi e la misura del decreto sviluppo sulla decontribuzione per gli apprendisti – commenta il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini – potranno contribuire a rilanciare questo contratto e a ridurre la distanza tra i giovani e il mercato del lavoro. Da un lato i ragazzi potranno trovare nuove strade per imparare una professione, dall’altro le imprese potranno formare la manodopera qualificata di cui hanno necessita”’.