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Cronaca

Diritti contro la crisi, al via il convegno

NAPOLI (di Giuliano Pennacchio) – Al Centro Direzionale di Napoli, tra le vetrate tirate a lucido, è partita questa mattina la seconda giornata di discussione sullo Stato Sociale promossa dal Comitato ‘Il Welfare non è un lusso’. Oggi, nei workshop tematici si è analizzato il contesto generale, le politiche regionali e le trasformazioni nel campo delle politiche sociali dovute agli effetti del perdurare della crisi economica.

La povertà non è più quella di una volta. La struttura polare (disoccupati- occupati), così come si presentava nel secolo scorso, è finita. La povertà è intermittente, può interessare classi sociali che fino ad ieri venivano considerate protette. Nel workshop dal titolo evocativo ‘ L’economia che vogliamo. Uscire dalla crisi meno precari e più felici’, si traccia, tra l’altro, un primo bilancio sulle scelte del centro – destra. E’ stata messa sotto i riflettori la scelta della Regione Campania di destinare nel suo ultimo bilancio di previsione solo 800mila euro per le politiche sociali: ben 11 centesimi per ogni cittadino campano. Cosi come è stato giudicato, da più parti, oltremodo odioso la decisione di cancellare il reddito di cittadinanza, una misura che garantiva a 3500 famiglie napoletane (molte delle quali monogenitoriali ) una dotazione di circa 500 euro mensili. Alla politica, ai partiti, viene richiesto con forza un intervento su questo terreno: una proposta di legge che ridisegni misure di sostegno per le fasce più deboli della società.

Un nuovo stato sociale, ma come? Non vi potrà essere una nuova stagione di tutele sociali senza che si metta in discussione il modello liberista. Distinguere ‘il sociale’ dall’economia è considerato da tutti un errore. L’alternativa sarà possibile solo con l’arresto del gigantesco trasferimento di ricchezza dal lavoro al capitale, con misure come la patrimoniale per chi detiene redditi alti e con una progressività fiscale.

Alex Zanotelli ha puntato ancora più in alto: per combattere l’impoverimento crescente e costruire nuove garanzie sarebbe necessario da un lato, ascoltare il monito che ci arriva dalle popolazioni arabe in rivolta, che ci indica come non sia più possibile pensare che il 20% della popolazione mondiale detenga l’85% della ricchezza della Terra e dall’altro ripensare radicalmente al modello di sviluppo.

Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche Sociali del PRC, ha sostenuto, in una dichiarazione, un parere simile a quello del padre comboniano: non è pensabile uno sviluppo economico senza un avanzamento sociale. Il welfare pubblico può rappresentare una valida alternativa alla logica mercantile o caritatevole, come la vicenda della social card (che verrà gestita da organizzazioni private di beneficienza e carità), sta dimostrando.

Un nuovo stato sociale, in definitiva, così si chiude la discussione, potrà realizzarsi solo se nel paese si ricostruiscono quei legami, quelle alleanze, tra ‘gli impoveriti’, gli operatori sociali, gli operai della FIOM, le donne che hanno manifestato il 13 febbraio scorso.

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