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Allarme omofobia: in un libro la verità di una madre

NAPOLI – È passato un anno. Un anno senza Andrea. E in un libro la madre racconta, si racconta. Andrea – Oltre il pantalone rosa (grauseditore), è il titolo di una sorta di diario che Teresa Manes ha iniziato a scrivere dal giorno in cui Andrea è morto. Le domande sono smisurate rispetto alle risposte. Le sovrastano di numero.

omofobiaSaranno quelle che la magistratura svelerà dopo circa dodici mesi di indagini, interrogatori. Reperti acquisiti, come il banchetto di classe di Andrea, sui cui qualcuno, aveva scritto o inciso, espressioni denigratorie. In un libro, in quel libro quella madre ha lasciato quelle pagine che trasudano di lacrime, di sofferenza, in cui è impressa un’immagine, come una sindone, quella del viso di un ragazzo. Così altre domande si affollano. No. Quelle la magistratura non le chiarirà. Quelle sono andate per sempre con Andrea. Quando, quel 20 novembre, nessun imprevisto lo ha distolto dal sua piano di morte. Fin troppo lucido. Non poteva essere appellato “ragazzo che suonava il pianoforte”, né tantomeno “ragazzo dagli occhiali rotondi”, perché quella categoria lo ha inquadrato subito come vittima di bullismo omofobo, due parole moderne. Teresa, immediatamente dopo la morte di Andrea, suicidatosi a novembre 2012 con una sciarpa attorno alla gola nella sua casa romana, ha deciso che tutto quel dolore doveva servire a qualcosa. Così ha scritto quello che sembra un diario, fornendo la sua versione dei fatti. Il volume è in distribuzione dal 15 novembre.

Andrea era gay? Non era gay? Era bravo, buono, cattivo, bello, brutto, simpatico, antipatico? Andrea aveva 15 anni e non rientrava in nessuna categoria. E dunque, per questo motivo, era diverso. Diverso da cosa? Da chi? Diverso dai modelli imposti, diverso dai manichini che girano per la strada tutti uguali. Una foto lo ritrae a Carnevale travestito da donna. Quella foto ha dato la stura per additarlo come gay. E condannarlo. Una scritta sul muro della scuola diceva “fate attenzione al ragazzo dal pantalone rosa perché è frocio”. Una pagina di un social network lo denigrava. Perché? E forse a questa domanda Teresa prova a dare una risposta. Andrea era diverso. Sì, diverso da tutti coloro che non suonano il pianoforte, perché lui lo faceva. Andrea – Oltre il pantalone rosa è la storia di un dolore. Come tutti quelli delle madri sopravvissute ai figli. E’ il racconto della fine di un insieme. Quel concetto da cui forse anche Andrea si sentiva escluso, tormentato. Fino a non reggere più il peso. Fino a desiderare la morte.

Andrea è Il diario di Teresa che inizia in una giornata qualunque, da quando apprende il tragico avvenimento, passando attraverso tutte le altre dolorose fasi. Andrea non era gay. Era innamorato di una ragazza. Si sentiva estroso. Amava stupire. Portava i calzini spaiati, ma aveva dedicato alla “dea” che amava una poesia. La madre racconta di averlo visto profumato e impettito recarsi da quella ragazzina con una rosa e un pacchetto di cioccolatini nel giorno di San Valentino. Andrea non era gay. Era solo un ragazzino che si stava cercando, come fanno tanti alla sua età. E quel pantalone rosa che gli ha fatto guadagnare quel titolo inadeguato, era solo stinto. Ma a lui, che guardava alla concretezza delle cose, non importava. Gli bastava fosse solo pulito e il rosa era il suo colore preferito.    

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