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Morti bianche, una guerra silenziosa

Foto di Stefano Maria Capocelli

NAPOLI (di Lucilla Nele) – Una guerra silenziosa, subdola, quella descritta dalla penna di Attilio Iannuzzo, giornalista attento, che, con il suo testo, mette in evidenza le innumerevoli morti bianche italiane, “crimini di pace” , ossimoro rubato dal suo ingegnoso titolo, che spesso vengono tristemente taciuti dall’informazione. Una guerra diversa, quotidiana, in questo libro, che viene vissuta, giorno dopo giorno, sotto gli occhi di una società poco civile e molto disinteressata.

Circa 1300 morti l’anno da incidenti a cui si sommano i decessi per tumore causato da malattia professionale più la quota degli incidenti stradali ascrivibili al lavoro, fino ad arrivare a decine di migliaia di inabilità lavorative l’anno, ed ecco raggiunto il primato italiano nei paesi industrializzati. Leggendo ci si chiede il perché di tutto questo, perché che non tarda ad arrivare, se si segue il naturale sillogismo descritto da Iannuzzo: lavoratori deboli come mai negli ultimi cinquant’anni, ricattabili e assoggettati, aziende approfittatrici che spesso tagliano i costi sulla sicurezza per trarne profitto, e, dunque, il doloroso primato diventa così l’inevitabile conclusione. Ciò che sbalordisce ancor di più proseguendo, poi, la lettura, è il dato sconcertante riguardante la pena per chi procura la morte di uno o più lavoratori per mancanza di strumenti o procedure di protezione, che risulta essere blanda e disattenta. Attilio Iannuzzo scava nel profondo di questa emergenza, toccando anche situazioni ancor più disastrose: quelle degli immigrati. Mani legate e voci imbavagliate per questi lavoratori, visto che, spesso, ad un cenno di ribellione, rischiano di incappare in licenziamenti ingiusti o, ancor peggio, nel rimpatrio.

Intrecci di numeri e storie, di statistiche e lacrime di famiglia, di dati preoccupanti e riflessioni, per questo saggio capace di lasciare tutti i suoi lettori amaramente sbigottiti.

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