La maternità surrogata diventa reato universale: carcere fino a 2 anni e multe fino a 1 milione di Euro
Con 84 voti favorevoli, 58 contrari e nessun astenuto, il Senato ha approvato il disegno di legge che trasforma la gestazione per altri (GPA) in un reato universale, estendendo le sanzioni previste anche a chi la pratica all’estero. Questo provvedimento rappresenta un passo ulteriore rispetto alla normativa vigente in Italia, dove la maternità surrogata è già vietata, sancendo pene severe per i cittadini italiani che vi ricorrano al di fuori dei confini nazionali. Il disegno di legge, presentato da Carolina Varchi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia della Camera, aveva già ottenuto l’approvazione della Camera dei Deputati nel 2023. Ora, con il via libera definitivo del Senato, la pratica diventa un reato universale: chiunque si affidi alla maternità surrogata all’estero sarà soggetto alle sanzioni previste dalla legge italiana, ovvero fino a due anni di carcere e multe fino a 1 milione di euro.
Le Critiche dell’Opposizione
La misura ha suscitato forti polemiche, con le opposizioni che l’hanno definita una norma “medievale” e “un obbrobrio giuridico”. I critici sostengono che la legge ignori il contesto internazionale e penalizzi le coppie che si affidano alla GPA per formare una famiglia, appellandosi al diritto di autodeterminazione e di accedere a tecniche di procreazione assistita disponibili in altri paesi. Secondo molti oppositori, questa legge rischia di generare discriminazioni, in particolare contro le coppie omogenitoriali e le famiglie che non possono avere figli biologici, costringendole a scelte drastiche e complicando ulteriormente il loro percorso verso la genitorialità. In diversi Paesi, la maternità surrogata è regolamentata e garantisce tutele legali per tutte le parti coinvolte, ma con questa nuova norma, anche il ricorso a queste opzioni legali diventa oggetto di sanzioni in Italia.
Le motivazioni della maggioranza
Dall’altro lato, i promotori del disegno di legge sostengono che la maternità surrogata sia una pratica eticamente inaccettabile e che vada contrastata a livello globale. Secondo Carolina Varchi e altri sostenitori della legge, la GPA sfrutterebbe il corpo delle donne e ridurrebbe i bambini a “merce”, violando principi fondamentali di dignità umana. Per la maggioranza di governo, dunque, questa nuova norma rappresenta una presa di posizione forte contro una pratica che viene vista come un “mercato” internazionale delle nascite, nel quale i diritti delle madri surrogate vengono messi in secondo piano rispetto agli interessi economici e alle richieste delle coppie committenti. L’approvazione di questa legge segna un punto di svolta nella legislazione italiana sulla maternità surrogata e accende il dibattito sui diritti riproduttivi e le libertà individuali. Il provvedimento rientra in un più ampio contesto di leggi e norme a difesa della famiglia tradizionale, che l’attuale governo considera centrali nella sua agenda politica.
Tuttavia, resta da vedere come verrà applicata la norma, in particolare per quanto riguarda la sua compatibilità con le regolamentazioni internazionali e le sfide legali che potrebbe generare nei tribunali, soprattutto in casi di cittadini italiani che ricorrono alla GPA in Paesi dove la pratica è legale e tutelata. Questa legge, in ogni caso, è destinata a lasciare un segno profondo nel panorama giuridico e sociale italiano, sollevando interrogativi complessi su come bilanciare i diritti dei singoli con le visioni etiche e morali di una società in continua evoluzione.