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Cronaca

Giulio de Luca, architetto in bilico tra versatilità e qualità

NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Giulio de Luca è una delle figure più controverse dell’architettura napoletana. La sua opera, racchiusa in un catalogo a cura di Barbara Bertoli dal titolo: Giulio de Luca, Opere e progetti 1912-2004, è stata presentata nel pomeriggio di mercoledì 19 febbraio, nella Sala Accoglienza di Palazzo Reale a Napoli.

Tracciare un profilo dell’opera di de Luca non è stata operazione semplice proprio per il carattere controverso e mutevole dell’opera dell’architetto napoletano.

Giulio_de_Luca_Le voci di Pasquale Belfiore e Ugo Carughi sono state piuttosto concordi nel non ritenere l’attività di Giulio de Luca tale da poter essere consegnata ai libri di Storia dell’Architettura, fatte salve alcune punte di eccellenza, come ad esempio l’Arena Flegrea, costruita, abbattuta e poi riedificata dallo stesso architetto all’interno della Mostra d’Oltremare. Anche se il linguaggio di Giulio de Luca può essere considerato senz’altro internazionale, non è mai riuscito a raggiungere l’universalità o il tratto del genio, come riusciva invece a Luigi Cosenza. Nonostante la enorme quantità di lavori, de Luca è riuscito a distinguersi certamente più per la versatilità che non per la qualità linguistica della propria opera. Alcuni dei suoi progetti realizzati sono visibili in Piazza San Pasquale, nel fabbricato d’angolo tra la riviera di Chiaia e la Piazza, nell’ospedale Cutugno e nel Terminal della Circumvesuviana di Corso Garibaldi (per citarne solo tre, tra i tanti).

Camillo Gubitosi ne ha sottolineato invece la grande capacità didattica. Nel periodo in cui de Luca ha insegnato, ricorda Gubitosi, ha sempre instillato il dubbio nella mente dello studente, invece di dati certi ed ineluttabili, che da un lato inducevano una ricerca linguistica costante ma dall’altro diventavano specchio della sua inquietudine professionale.

Andrea Maglio, fuori dal coro ha, nel corso del suo intervento, più volte lasciato intendere che il lavoro di de Luca, come gran parte degli altri architetti napoletani del periodo, sia in forte credito con la Storia dell’Architettura. Non avendo la controprova, si è provato comunque ad immaginare quale poteva essere il risultato dell’architettura di de Luca se questi avesse avuto un percorso diverso di formazione, magari su scala nazionale e non solo locale, e di committenza più illuminata. Certo è che risulta difficile parlare di architettura napoletana nei libri di storia, quando, dopo quegli anni, questa non sia più riuscita a formare una vera e propria scuola.

In definitiva, se non per una mera questione di qualità,  almeno per la vastità dell’opera di de Luca, una riflessione seria sulla sua produzione andava comunque fatta. 

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