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Cronaca

Turchia, la reazione di Erdogan

Ankara – A poca distanza temporale dal fallito golpe militare in Turchia si comincia a delineare, pur tra mille interrogativi, un quadro più chiaro della situazione: l’analisi delle reazioni di Erdogan rimane lo strumento più efficace.

Soldati ed ufficiali turchi golpisti ammassati nelle stalle dai servizi di sicurezza di Erdogan
Soldati ed ufficiali turchi golpisti ammassati nelle stalle dai servizi di sicurezza di Erdogan

Ad oggi, risultano oltre 300 i morti, oltre 1.400 feriti, 3.000 i militari arrestati per aver preso parte al golpe, 2.745 i magistrati rimossi dal governo nelle ore successive al fatidico venerdì sera. Delle 300 vittime, cifra comunque destinata ad aumentare nei prossimi giorni, la maggior parte apparterrebbero alle file dei golpisti, o meglio complottisti come vengono definiti dalla stampa turca, molti dei quali sono soldati e civili, sgozzati e decapitati in strada o gettati dai ponti dai filo-governativi. Modalità che ricordano i primi eventi della cosiddetta rivoluzione siriana, quando i terroristi islamisti, in abiti civili, cominciarono i primi attacchi contro i soldati siriani.

Artefici come allora le frange più oltranziste della Fratellanza Musulmana che in Turchia vestono gli abiti dei sostenitori dell’AKP, il Partito della giustizia e dello sviluppo di Erdogan. Sulle epurazioni, saranno mesi di sangue in Turchia, ma avere subito pronta una lista di circa tremila magistrati da “rimuovere”, la dice lunga sulla prevedibilità del golpe. Non crediamo che sia tutta una messa in scena a suo vantaggio ma una cosa è certa, Erdogan sapeva, ha organizzato le sue contromosse ed ha atteso gli eventi. Le veloci accuse contro il rivale Fethullah Gulen, in esilio volontario negli Stati Uniti, sono la riprova che tutti gli ambienti istituzionali, delle forze armate e di altri apparati statali, saranno epurati scientificamente dai sostenitori di quest’ultimo.

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