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Siria, dramma umanitario dopo la caduta di Assad

La Siria affronta giorni di caos e sofferenza senza precedenti, con un milione di persone sfollate e scoperte agghiaccianti che gettano luce sulle atrocità del regime ormai caduto. L’ex presidente Bashar al Assad, destituito dai ribelli il 27 novembre, è fuggito a Mosca, lasciando un paese devastato da una crisi umanitaria e dal peso dei suoi crimini. Nella giornata di ieri, l’emittente *al Jazeera* ha riportato la scoperta di una vasta fossa comune nei pressi del sobborgo di Qutayfa, nella periferia nord-orientale di Damasco. La fossa, estesa quanto un campo di calcio, conterrebbe migliaia di corpi di persone torturate e uccise nelle prigioni politiche del regime di Assad.

Le testimonianze raccolte descrivono anni di brutalità e abusi, con molti corpi che portano segni evidenti di torture. La scoperta, che rappresenta una prova tangibile degli orrori perpetrati dal regime, è stata definita “un macabro monumento alla repressione” dai gruppi per i diritti umani. Nei giorni successivi alla caduta del regime, residenti e gruppi armati hanno assaltato le prigioni governative, liberando migliaia di detenuti, alcuni dei quali erano stati imprigionati per decenni. Tra i liberati ci sarebbero anche cittadini statunitensi e numerosi attivisti per i diritti umani. Molti di loro hanno raccontato di condizioni disumane e di torture sistematiche subite durante la detenzione. “Non avrei mai pensato di uscire vivo”, ha dichiarato un ex prigioniero, imprigionato dal 2005 per aver partecipato a manifestazioni pacifiche contro il regime.


Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), l’offensiva lanciata dai ribelli il 27 novembre ha costretto oltre 1,1 milioni di persone a lasciare le proprie case. La maggior parte degli sfollati è costituita da donne e bambini, che ora si trovano in condizioni disperate, senza accesso a cibo, acqua e assistenza medica adeguata.

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