Sim card e iPod di fianco a Yara Sul corpo i segni di sei coltellate
MILANO – La domenica terribile di Brembate di Sopra si è conclusa con la fine dei rilievi da parte della Polizia scientifica sul luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio. In paese il dolore è stato scandito ogni ora, quando le campane della chiesa principale hanno suonato, «perché Yara è un angelo e gli angeli bisogna festeggiarli» spiega don Corinno Scotti, il parroco del piccolo comune bergamasco che sabato ha fatto visita alla famiglia di Yara: «Il padre mi ha detto “non dirmi nulla e abbracciami”». «Nelle favole – ha commentato don Scotti – abbiamo sempre sentito che tutto finisce bene: gli orchi vengono sconfitti.
Adesso, invece, sappiamo cos’è un orco e fino a che punto può arrivare l’uomo. Siamo preoccupati sapendo che c’è un orco tra di noi».
SEI COLTELLATE – Yara Gambirasio è stata colpita dal suo assassino con almeno sei coltellate, alcune delle quali inferte con molta violenza. Lo ha riferito l’Ansa, che ha avuto conferma da fonti qualificate che stanno indagando sulla morte della tredicenne di Brembate. Yara potrebbe essere stata uccisa nell’immediatezza della sua scomparsa: la stessa sera del 26 novembre, probabilmente, o nelle ore immediatamente successive. È questa l’ipotesi, secondo quanto si apprende, ritenuta più credibile dagli investigatori. Un’ipotesi che avrebbe trovato conferme dal primo esame effettuato sul cadavere: i capelli di Yara, infatti, erano ancora legati con lo stesso elastico rosso che indossava la sera in cui è scomparsa. L’esame del cadavere avrebbe evidenziato una ferita alla gola, una al polso e ben quattro alla schiena, una delle quali molto profonda all’altezza dei reni. L’ipotesi è che la ragazza sia stata prima colpita al collo, poi al polso, nel tentativo di difendersi, e infine alla schiena. Ora restano gli interrogativi sul ritrovamento del cadavere in uno dei luoghi più controllati dal 26 novembre scorso, data della scomparsa. Il corpo, in un campo incolto a Chignolo d’Isola (Bergamo), era disteso sulla schiena con le braccia all’indietro. A riferirlo è un testimone oculare, uno dei primi arrivati sul posto, che ha potuto osservare la scena del crimine prima che tutti venissero allontanati per fare spazio agli uomini della Scientifica. Secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura nemmeno parziale sopra le sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come peraltro gli altri abiti che indossava, la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come un iPod, le chiavi di casa, una sim card e la batteria di un telefonino, presumibilmente il suo, che invece manca all’appello. Il corpo in alcuni tratti era quasi mummificato e in alcuni punti scarnificato forse per l’intervento di alcuni animali, e presentava dei taglietti, uno più esteso alla schiena all’altezza dei reni, altri più piccoli all’altezza del collo e del petto. Segni che però ancora non è chiaro se siano stati provocati da chi l’ha aggredita o se siano stati inflitti post mortem.
LUNEDI’ L’AUTOPSIA – Una parola certa su tutto ciò non si potrà avere, a livello investigativo, fino a quando gli accertamenti più approfonditi sugli oggetti trovati e le risultanze autoptiche, fissate per lunedì, non daranno il giusto valore a ciascuno di questi elementi. «Abbiamo trovato cose importantissime…» ha confermato il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi. «Sono al lavoro ininterrottamente gli esperti scientifici dell’Ert (Esperti ricerche tracce) – ha aggiunto – cercano ogni traccia minuziosa, ma comunque ciò che è stato trovato è importantissimo. Qualcos’altro, invece, lo stiamo ancora cercando». Sarà l’autopsia di lunedì a fornire forse le prime risposte sulla morte della ragazza.
«Io ci sono stato a cercare là, non c’era assolutamente niente» ha detto domenica mattina, con parole smozzicate, un operaio che lavora nella ditta Rosa & C., una Spa che produce laminati industriali, proprietaria del terreno sterrato e al momento incolto, dove è stato ritrovato il corpo di Yara. Già sabato si era accennato al fatto che oltre alle ricerche effettuate dai volontari della Protezione Civile proprio in quel posto, anche i dipendenti della ditta avevano deciso, in una occasione, di effettuare una ricerca tutti insieme. «Sì, sì – conferma l’operaio – ci siamo stati a vedere in quel posto. E c’ero anch’io, ma là non c’era assolutamente niente». La Rosa & C. Spa è un’azienda molto grande con diversi capannoni, sia industriali che ad uso ufficio, che si estende per un fronte di oltre 100 metri e termina proprio alla fine della strada asfaltata oltre la quale comincia il campo incolto dove sono stati trovati i resti.
«NESSUNA AUTO IN FUGA» – Il questore ha anche smentito le indiscrezioni che parlavano di un testimone che sabato mattina avrebbe visto un’auto allontanarsi a gran velocità da dove, nel pomeriggio, è stato trovato il corpo di Yara. «Non c’è nessuna macchina. È una sciocchezza. C’è un solo testimone che è la persona che, mentre faceva volare uno dei suoi aereomodelli, ha trovato il corpo», spiega il questore. (Corriere della Sera)