Notizie dall'Italia e dal mondo

Cronaca

Emanuele Tufano, una vittima innocente, e la ferita che non si chiude

Un solo colpo alla schiena è bastato per spezzare la vita di Emanuele Tufano, quindici anni, una giovinezza consumata in un attimo durante quella notte tra il 23 e il 24 ottobre. Il tragico scenario è una strada di via Carmeniello al Mercato, a pochi passi da Corso Umberto, lo sfavillante ingresso alla città che accoglie ogni giorno centinaia di turisti, ignari della sottile linea di fragilità e dolore che accompagna le luci della “Napoli città d’arte”. Nella furia esplosa quella notte, almeno una ventina di colpi hanno squarciato il silenzio, lasciando a terra Emanuele, incensurato, uno dei tanti giovani del quartiere Sanità. Un altro innocente per una città che continua a perdere i suoi figli troppo presto, nel cuore stesso dei suoi quartieri storici, polverizzati tra gli spari che riecheggiano in una “pioggia di fuoco”.

L’urlo sommesso della città: “Ti chiedo scusa a nome di tutti”

Mentre le indagini si intensificano, i messaggi sui social danno voce a un lutto collettivo, come quello della sua insegnante, Oriana. È lei a firmare uno dei messaggi più toccanti, una dichiarazione che va oltre il semplice commiato. Con parole che toccano il cuore, scrive: “Oggi è una brutta giornata. Oggi abbiamo perso un po’ tutti… Oggi sento ancora più forte il peso del lavoro che faccio…”. Il dolore è profondo, e l’immagine di un’allievo con sogni e un volto familiare rende ancora più acuta la domanda irrisolta sulla capacità della società e della scuola di proteggere e guidare i giovani. Oriana aggiunge: “Ti chiedo scusa a nome di tutti tesoro mio perché non siamo stati capaci di garantirti un futuro… Buon viaggio, piccolo mio”.Il ricordo di Emanuele rievoca nella memoria collettiva di Napoli quello di Genny Cesarano, ucciso in circostanze simili, anche lui giovanissimo e innocente, caduto sotto i colpi di un conflitto che lo aveva coinvolto suo malgrado. Il suo volto è diventato un simbolo nella statua che lo ricorda accanto alla chiesa di San Vincenzo alla Sanità. E, ancora una volta, il dolore della città riecheggia sui social: “Chi è della Sanità non muore mai”.

Ogni sparatoria, ogni nome che si aggiunge alla lunga lista di vittime sembra ampliare il profondo solco di una città divisa tra le sue bellezze e le sue ferite. Non basta parlare di telecamere, di sicurezza o di riqualificazione culturale: il dolore resta, riaffiora, e ogni volta il prezzo è altissimo. La morte di Emanuele Tufano è l’ennesima ferita aperta in una città che lotta tra modernità e antichi dolori, tra crescita e difficoltà. Mentre il sole si alza sui vicoli di Napoli e sui luoghi che attraggono il mondo intero, la città si ritrova a fare i conti con il suo stesso dolore, con l’assenza di risposte concrete e con l’impossibilità di difendere i suoi giovani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.