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Cronaca

Omofobia, Amnesty International contro le discriminazioni

foto di Luca Iovino ©2010 RIPRODUZIONE RISERVATA

NAPOLI (di Daniele Pallotta; foto di Luca Iovino) – La sezione italiana di Amnesty International ha promosso il convegno “L’amore, l’odio e i diritti umani. Omofobia, transfobia e discriminazione in Europa “; l’incontro si è tenuto al Modernissimo ed hanno partecipato come relatori Michela Gaito, Direttrice dell’Ufficio Campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International, Kaspars Zalitis, Associazione Mozaika (Lettonia), Giordana Curati, Presidente Arcilesbica Napoli, Comitato Napoli Pride 2010, Maria Luisa Mazzarella, Medaglia d’oro al valor civile per aver difeso un amico da un attacco omofobico,

Gabriele Scalfarotto, AGEDO – AGEDO – Associazione Genitori di Omosessuali, Giuseppina La Delfa, Famiglie Arcobaleno – Associazione Genitori Omosessuali.
Michela Gaito ha riferito che nella’Africa sub sahariana nel 2009 sono stati numerosi gli arresti e le condanne per il reato di omosessualità, in Turchia nello stesso anno cinque persone transessuali sono state assassinate, mentre in Europa cambiamenti in direzione del riconoscimento e della protezione dei diritti fondamentali stanno avvenendo in Portogallo, mentre stanno aumentando le aggressioni omofobe in italia e nei paesi baltici. Gaito ha sottolineato l’ importanza di un cambiamento culturale per abbattere il fenomeno dell’omofobia, causato da condizionamenti psicologici e culturali. Necessario anche un cambiamento normativo per rendere equo il trattamento delle persone omosessuali in ambito lavorativo e al di fuori del lavoro, ad esempio nei casi in cui il partner si ammali. E’ in discussione in Europa una proposta per eliminare le discriminazioni sull’accesso ai beni e ai servizi di cui sono ancora vittime le persone di orientamento non eterosessuale, ma al momento Germania e Repubblica Ceca si oppongono; il governo tedesco ha motivato la scelta spiegando di avere in Germania una normativa adeguatamente protettrice dei dirittii. Gaito ha riconosciuto al ministro Carfagna di aver promosso una campagna contro l’omofobia; anche la nuova unità operativa annunciata da Manganelli per reati motivati da discriminazioni nei confronti delle minoranze procede in questa direzione. Tuttavia nell’ultima lettera rivolta al ministro per le Pari Opportunità si denunica la situazione di regressione nella sfera di tutela dei diritti delle persone omosessuali e transessuali

Kaspars Zalitis, Associazione Mozaika (Lettonia) ha raccontato delle battaglie per i diritti dei gay nei Paesi Baltici. Ha parlato di manifestazioni, avvenute negli ultimi dieci anni, in cui i manifestanti sono stati vittime di insulti, lancio di pietre ed escrementi, in un caso costrette a rifugiarsi in un albergo per fuggire alle aggressioni da parte di gruppi omofobi, in nessun caso fermati o arrestati  dalle forze dell’ordine. Zalitis rimarca che gli ultimi gay pride nei Paesi baltici hanno raggiunto quasi i 1000 rappresentanti, un numero elevato rispetto ai Pride di dieci anni fa.

Giordana Curati ha segnalato la mancanza in Italia di un Osservatorio dedicato alla questione delle identità di genere, il disinteresse della politica verso le violazioni dei diritti delle persone omosessuali, la cui percentuale in Italia sfiora il 10% della popolazione complessiva, sebbene non esistano dati certi. L’80% delle persone omosessuali ha subito nella sua vita una violenza o un episodio di discriminazione, ma solo il 5% denuncia; frequenti sono anche i licenziamenti senza giusta causa. Giordana Curati attacca alcune forze politiche, come la Lega, che agiscono a danno della comunità gay,  attraverso un linguaggio omofobico  attraverso l’indiretta legittimazione di atti discriminatori.

Maria Luisa Mazzarella ha raccontato il pestaggio di cui è stata vittima un anno fa in piazza bellini, per aver difeso un ragazzo omosessuale da una squadra di ragazzi omofobi: “Ho chiamato la polizia, ma  per  4 minuti e 36 secondi non ha risposto nessuno. Sono stata buttata a terra, ho cercato di proteggere una ferita che avevo   all’addome,  poi ho ricevuto un calcio in pieno volto.

Il mio amico chiamava aiuto, ma solo un ragazzo extracomunitario e un’altra ragazza mi soccorsero, nonostante la piazza fosse piena. Sono stata  operata, ora porto una lamina artificaie al posto dell’orbita dell’occhio sinistro. In qualche periodo dell’anno si gonfia, ma vedo abbastanza bene. La prima cosa che ho fatto è stato denunciare l’aggressione; le  intimidazioni sono continuate  in ospedale, poi  altre minacce, io continavo a denunciare. Ai Carabinieri chiedevo di fare qualcosa,loro mi dicevano “tu devi decidere se lo vuoi fare o no”.

Così ho deciso di cambiare strategia. Io in una delle mie prime interviste ho detto che non  ero lesbica. Ho deciso di fare  coming out con miei genitori.

Non devevo stare il silenzio. Da dicembre sono la vicepresidente di Arcigay. A dicembre dell’anno scorso con Giordana, Carlo siamo andati a Roma e abbiamo ottenuto l’appoggio per il pride del 26 a Napoli .Tutti i ragazzi lgbt  dovrebbero fare coming out non solo con i genitori, ma con la società, per dire io esisto,

io devo dar voce a chi non ha la forza di uscire allo scoperto, tutti quanti dobbiamo vivere alla luce del sole”

Gabriele Scalfarotto ha invitato i genitori dei ragazzi gay ad accettare questa condizione, a non chiedersi se si è sbagliato qualcosa o se c’è un rimedio; e ha invitato i figli a portare i loro genitori in associazione per farli sentire non isolati.

Giuseppina La Delfa ha descritto il senso di colpa di un genitore che sceglie di vivere la propria identità omosessuale . Le cause di separazione spesso finiscono col ricatto del genitore giusto, quello eterosessuale, che minaccia il coniuge di togliergli i figli. Giuseppina spiega che è giusto “Vivere la  genitorialità, nessuna legge impedisce di crescere i propri figli, anche se si è omosessuali.

Per le famiglie arcobaleno il solo modo di crescere in serenità i figli è  avere visibilità e trasparenza, dire sia ai figli che lla comunità la verità

non possiamo crescerli nella schizofrenia; ovunque le nostre famiglie sono state accolte nel tessuto sociale. Tuttavia restano gravi impedimenti: a scuola la mia compagna non può firmare le carte, ad una coppia il bambino in rianimazione e l’altra mamma non è potuta entrare,in caso di morte prematura del genitore legale il bambino diventa quasi un orfano. Pensando ai Paesi Baltici verrebbe da dire come siamo fortunati a vivere qui, il più grande regalo che possiamo a tutti la comunità europea è di batterci per tutti i diritti che ci spettano perché non valiamo niente di meno degli nessun altro.  Siamo una minaccia per il potere fondato sul patriarcato, per il controllo sociale che esercita il vaticanoe certa politica. Le famiglia arcobaleno sembrano essere una bomba che esploderà e metterà in crisi la grandissima ipocrisia della famiglia eterosessuale perfetta. Possiamo essere felici anche in altre condizioni”.

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