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Marchionne, senza Italia faremmo meglio

MILANO  – “Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia”. E’ quanto ha detto l’ad del lingotto Sergio Marchionne ospite della trasmissione ‘Che tempo che fa’, condotta da Fabio Fazio. Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell’utile operativo previsto per il 2010 – ha concluso – arriva dall’Italia. Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre”.

“Io in politica? Scherziamo? Faccio il metalmeccanico, produco auto, camion e trattori”. E’ quanto ha detto l’ad del lingotto Sergio Marchionne conversando con Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’.

RIPAGATO QUALSIASI DEBITO CON L’ITALIA – “Qualsiasi debito verso lo Stato è stato ripagato in Italia, non voglio ricevere un grazie, ma non accetto che mi si dica che chiedo assistenza finanziaria”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, intervistato da Fabio Fazio, che gli aveva fatto osservare come in Italia la Fiat è sempre stata considerata alla stregua di una azienda pubblica. “La Fiat – ha spiegato Marchionne – ha collaborato con lo Stato per costruire il futuro industriale del Paese, e oggi ha collaborato con il governo Usa per salvare Chrysler”. Secondo Marchionne, quel tipo di collaborazione Stato-Industria esiste in tutti i Paesi del mondo, l’importante é ripagare i prestiti e che lo Stato non diventi gestore delle società”. Riferendosi a Chrysler, Marchionne ha precisato che “noi stiamo risanando l’azienda e pagheremo il debito”. Riguardo all’Italia ha invece indicato che è “noi non abbiamo chiesto finanziamenti come invece hanno fatto i tedeschi e i francesi, e gli incentivi sono soldi che vanno ai consumatori, e aiutano noi indirettamente perché in Italia sette auto su dieci sono straniere”.

SE CHIUDESSI POMIGLIANO PROBLEMA SOCIALE – “Se la Fiat dovesse smettere di fare auto in Campania, avremmo, credo, un problema sociale immenso, specialmente in una zona dove la Camorra è molto attiva”. Lo ha detto l’ad del Lingotto Sergio Marchionne, parlando dello stabilimento di Pomigliano d’Arco. “Considerando l’indotto lavorano 20 mila persone”, ha spiegato per indicare la dimensione del problema. Riferendosi alla missione de Lingotto in zona, Marchionne ha criticato l’atteggiamento “dei sindacati che ci criticano”. Riguardo alle richieste sindacali di conoscere il piano dei nuovi modelli previsti, l’ad di Fiat ha replicato: “Di nuovi modelli ne abbiamo quanti se ne vuole, dobbiamo però dare ai nostri stabilimenti la possibilità di produrre ed esportare, gli impianti devono essere competitivi, altrimenti non possono produrre e vendere niente”. Marchionne ha poi confrontato l’Italia con la Polonia, dove: “I nostri 6.100 dipendenti producono oggi le stesse auto che si producono in tutti gli stabilimenti italiani”.

VOGLIAMO PORTARE STIPENDI A LIVELLI ESTERO – “La proposta che abbiamo fatto è dare alla rete industriale di Fiat la capacità di competere con i Paesi vicini a noi, in cambio io sono disposto a portare il salario dei dipendenti a livello dei nostri Paesi vicini”. Lo ha detto l’Ad del Lingotto Sergio Marchionne parlando delle proposte discusse con i sindacati per le fabbriche italiane del gruppo. “Il salario cambierà – ha aggiunto – se cambierà il sistema di produzione in Italia, può darsi che sia un cambiamento difficile da sopportare, ma vogliamo migliorare i 1.200 euro di stipendio ai dipendenti”. Conversando con Fabio Fazio durante la registrazione di ‘Che tempo che fa’, Marchionne ha poi spiegato che “serve un progetto condiviso, non posso accettare che tre persone mi blocchino un intero stabilimento, questa è anarchia non democrazia”. Parlando poi delle organizzazioni sindacali, riferendosi alla Fiom Cgil, Marchionne ha spiegato che “meno della metà dei nostri dipendenti appartiene a una sigla sindacale”. Dopo aver spiegato che “più della metà non è iscritta al sindacato”, Marchionne ha aggiunto che il 12,5% dei dipendenti è iscritto alla Fiom”. “A Pomigliano – ha aggiunto – non abbiamo tolto il minimo diritto, abbiamo cercato di assegnare la responsabilità della gestione di uno stabilimento ai sindacati per gestire insieme a loro le anomalie”. E ha poi aggiunto: “Quando il 50% dei dipendenti si dichiara ammalato in un giorno specifico dell’anno, vuol dire che c’é una anomalia”. Alla domanda sul giorno in cui avviene tale anomalia, Marchionne ha replicato: “Dipende da che partita c’é”.

SINDACATI A MARCHIONNE,PARLA COME FOSSE STRANIERO
(di Amalia Angotti)
Sergio Marchionne parla “come se la Fiat fosse una multinazionale straniera che deve decidere se investire in Italia”, attacca Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto della Fiom Nazionale. Anche gli altri sindacati, con sfumature e toni diversi, non apprezzano le parole dell’amministratore delegato della Fiat, intervistato da Fabio Fazio alla trasmissione ‘Che tempo che fa’. “Marchionne – dice Rocco Palombella, segretario generale della Uilm – deve evitare di continuare ad umiliare i lavoratori e il sindacato che si è assunto la responsabilità di gestire anche accordi difficili”. Palombella invita il manager del Lingotto “a chiarire una volta per tutte quale sia la reale intenzione della Fiat. Se vuole davvero invertire il rapporto tra la quantità di auto prodotte all’estero e quelle fabbricate in Italia – osserva – deve smetterla di fare dichiarazioni che sono la negazione di ciò. Un gruppo industriale che chiede responsabilità e consenso non può continuare a dire che dell’Italia non sa che farsene. E’ un errore strategico”. Per Bruno Vitali, responsabile Auto della Fim, “Marchionne deve credere di più nell’Italia e smettere di tenere tutti appesi. Ha sempre detto che qui perde, ma se investirà anche l’Italia genererà profitti come avveniva prima della crisi. Gli impianti sono nuovi e i lavoratori sono pronti a fare la loro parte”. Apprezzabile, sostiene Vitali, l’idea di monetizzare con aumenti salariali l’incremento di efficienza nelle fabbriche. “Io mi accontenterei che i lavoratori avessero il premio di risultato tagliato a luglio”, osserva Airaudo che critica l’idea che “competitività e produttività si recuperino intervenedo sul fattore lavoro”. Il segretario della Fiom precisa che a Mirafiori non è già in vigore il sistema di pause di 3 pause di 10 minuti anziché quello di 2 da venti proposto per Pomigliano e Melfi. “E’ curioso comunque – ironizza – che in uno stabilimento che fa tre settimane di cassa integrazione al mese si considerino utili dieci minuti in più di produzione”.

SACCONI A MARCHIONNE, CAMBIAMENTO ITALIA GIA’ IN ATTO – “L’Italia è un Paese che già ha dimostrato l’attitudine ad evolvere verso una maggiore competitività nel rispetto dei diritti dei lavoratori incluso il diritto ad incrementi salariali legati a una maggiore produttività”. Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, commenta le parole dell’amministratore della Fiat, Sergio Marchionne, ricordandogli che se “é legittimo da parte sua invocare maggiore produttivita”, è anche vero che “la maggioranza delle organizzazioni sindacali e le istituzioni si sono già rese concretamente disponibili ai necessari cambiamenti”. “Marchionne – commenta Sacconi – ci ha ricordato che Fiat oggi è un Gruppo multinazionale con stabilimenti distribuiti in diverse dimensioni economiche e sociali. Noi ricordiamo a lui che l’Italia è il Paese di storico insediamento del Gruppo automobilistico ove ha depositato impianti e soprattutto un grande patrimonio di esperienze e professionalita”. (Ansa)

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