L’Albania sull’orlo della guerra civile
MILANO – È ancora alta la tensione nella capitale albanese Tirana, dove venerdì sono state uccise tre persone a colpi di arma da fuoco durante una manifestazione dell’opposizione degenerata in violenti scontri con le forze dell’ordine. Un’evoluzione drammatica nella crisi politica che vive l’Albania da un anno e mezzo. Tre manifestanti sono arrivati morti in ospedale, centrati dalle pallottole. Negli scontri ci sono stati inoltre 55 feriti, tra i quali 25 poliziotti e 30 civili.
GLI SCONTRI – Le tre vittime sono state «uccise a bruciapelo con armi leggere, con pistole. E la polizia non possiede tali armamenti», ha garantito il primo ministro albanese, Sali Berisha, durante una conferenza stampa. «Ogni responsabilità per questi incidenti e per queste vittime va direttamente attribuita agli organizzatori di questa manifestazione», ha aggiunto. Il capo dell’opposizione socialista, Edi Rama, ha accusato da parte sua la polizia di aver sparato contro i manifestanti, «uccidendo tre innocenti». È la prima volta che un corteo dell’opposizione dà luogo a violenze del genere, con vittime, dall’inizio della crisi politica che vive l’Albania. L’opposizione guidata da Rama non ha mai riconosciuto i risultati delle elezioni politiche del giugno 2009, accusando il potere di frodi. Da allora, è braccio di ferro. L’opposizione si rifiuta di svolgere un ruolo attivo in Parlamento e annuncia un riconteggio dei voti, richiesta che il governo Berisha non ha mai accettato di assecondare. La manifestazione di venerdì aveva come parole d’ordine le dimissioni di Berisha e la convocazione di elezioni politiche anticipate. Migliaia di dimostranti si erano radunate nel primo pomeriggio di fronte alla sede del governo, nel centro di Tirana, protetta da un importante cordone di agenti. La tensione è stata immediatamente evidente e i manifestanti non hanno impiegato molto a lanciare diversi oggetti, compresi sassi, contro i poliziotti. Questi hanno reagito sparando gas lacrimogeni e ricorrendo agli idranti per respingere i manifestanti e disperdere la folla.
L’APPELLO DELLA UE – In un appello congiunto, l’ambasciata degli Stati Uniti, la delegazione dell’Ue e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) a Tirana hanno invitato «tutte le parti» alla «calma e al contegno, e ad astenersi da provocazioni». Nella serata di venerdì, alti responsabili dell’Unione europea avevano già rivolto inviti alla calma, rammaricandosi «con forza» della perdita di vite umane, ma hanno sottolineato il diritto dei cittadini a manifestare. «Manifestare è uno strumento della libertà di espressione e permette ai cittadini di raccogliersi pacificamente», hanno rimarcato il capo della diplomazia europea Catherine Ashton e il commissario europeo incaricato dell’Allargamento, Stefan Fuele, in un comunicato congiunto. Il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, si è detto «molto preoccupato dall’esplosione delle violenze» e ha invitato «tutte le forze politiche a promuovere un dialogo costruttivo, nel quadro delle istituzioni democratiche attuali» albanesi. (Corriere della Sera)