Il ritratto impietoso del lecchino: l’immortale arte dell’adulazione nel nuovo saggio di Antimo Cesaro
Si presenta oggi alle ore 17, presso la sede della Fondazione Banco Napoli in Via dei Tribunali 213, il 1breve trattato sul lecchino», il nuovo saggio di Antimo Cesaro, Ordinario di scienza e filosofia politica presso l’Università “Luigi Vanvitelli”. L’evento vedrà la partecipazione del presidente della Fondazione, Orazio Abbamonte, del direttore Ciro Castaldo e del Soprintendente archivistico e bibliografico della Campania, **Gabriele Capone**, mentre a moderare l’incontro sarà Maria Michela Formisano.
Il saggio di Cesaro si propone come una profonda e ironica analisi di una figura che ha attraversato la storia dell’umanità: il lecchino, definito dall’autore come una “creatura immortale”, capace di sopravvivere e prosperare in qualunque contesto sociale, culturale o politico. Cesaro, ripercorrendo i pensieri di filosofi e scrittori come **Aristotele**, **Dante**, **Machiavelli** e **Musil**, delinea un ritratto impietoso e allo stesso tempo affascinante del lecchino, un essere dotato di un’incredibile abilità nel piegarsi ai voleri del potere per trarne vantaggio.
Il «lecchino» rappresenta, secondo l’autore, la sintesi perfetta tra disposizione naturale e abilità appresa, tra genio opportunistico e capacità organizzativa. Non si tratta solo di una semplice inclinazione a compiacere, ma di una vera e propria arte, affinata con pazienza e precisione. L’arma segreta di questa creatura è proprio la pazienza, virtù che permette al lecchino di resistere nel tempo, accumulando meriti e consensi grazie alla sua sottomissione strategica. Come scrive Cesaro, “egli sa di dover leccare oggi per incassare domani”, una massima che riassume perfettamente la sua filosofia esistenziale.
Il percorso di ascesa del lecchino è costellato di momenti in cui deve ingoiare amari bocconi, sorridere anche quando vorrebbe fare altro, applaudire senza convinzione, e, come lo stesso autore sottolinea con tagliente ironia, “leccare scarpe e altro”, il tutto con grande modestia e senza mai lamentarsi. Questo comportamento, che potrebbe sembrare umiliante a un osservatore esterno, viene invece percepito dal lecchino come una necessaria fase di sacrificio che lo condurrà alla scalata sociale. In questo modo, si insinua in università, movimenti politici, ministeri e ordini professionali, conquistando posizioni di sempre maggiore prestigio.
Eppure, come ogni grande dramma, anche quello del lecchino arriva a un punto di rottura. Proprio nel momento in cui raggiunge l’apice della sua carriera, accade l’inevitabile: egli si rende conto di essere rimasto **senza scarpe da leccare**. Non ci sono più figure da adulare che possano offrire ulteriori vantaggi o gratificazioni. In questo momento culminante si consuma il dramma esistenziale del lecchino, un campione dell’adulazione che, una volta conquistato il vertice, si trova di fronte al **vuoto** della sua stessa esistenza, privo di qualsiasi altro obiettivo da perseguire.
Il “Breve trattato sul lecchino” di Antimo Cesaro si configura quindi come un saggio pungente e ironico, ma anche amaro, in cui l’autore non solo analizza l’arte dell’adulazione, ma ne svela i meccanismi più profondi e inquietanti. Un ritratto in cui molti potranno riconoscere personaggi e dinamiche del mondo attuale, in cui il potere continua a essere spesso alimentato dall’adulazione e dall’opportunismo, figure che, come il lecchino, sembrano essere destinate a non scomparire mai davvero.