Il piano di Trump per Gaza: tra pulizia etnica e rischi di destabilizzazione globale
Il piano proposto da Donald Trump per la “ricollocazione” dei palestinesi dalla Striscia di Gaza ha suscitato forti critiche, definito da molti come una forma di “pulizia etnica”. Secondo Riccardo Alcaro, analista dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), l’operazione annunciata dal presidente USA, che prevede l’allontanamento forzato di oltre 2 milioni di palestinesi, è una violazione grave del diritto internazionale. La proposta, che riguarda la distruzione di Gaza e la creazione di un nuovo sviluppo economico, si lega all’intenzione di Trump di trasformare la zona in una “Riviera del Medio Oriente”, con resort di lusso. Tuttavia, Alcaro sottolinea come la realizzazione di tale progetto sia non solo irrealistica dal punto di vista giuridico, ma anche politicamente pericolosa. Dal punto di vista regionale, il piano potrebbe destabilizzare ulteriormente la Giordania e l’Egitto, che già ospitano numerosi rifugiati palestinesi. La ricollocazione dei palestinesi in questi paesi potrebbe suscitare enormi malcontenti e agitazioni politiche, mettendo a rischio la stabilità di entrambe le nazioni. Inoltre, la posizione di Trump rischia di compromettere la possibilità di normalizzazione delle relazioni tra Israele e l’Arabia Saudita, poiché il regno ha già chiarito che non intende accettare un accordo senza una soluzione giusta per i palestinesi.
Alcaro critica anche la posizione del governo italiano, che pur ribadendo la soluzione dei “due popoli e due Stati”, non ha preso una posizione netta contro le parole di Trump. La mancanza di una condanna ufficiale dimostra, secondo l’analista, l’ipocrisia e la debolezza della diplomazia italiana, che preferisce mantenere una linea ambigua per non urtare i suoi alleati arabi.
Infine, l’ipotesi che Trump possa supportare l’annessione della Cisgiordania da parte di Israele, in parallelo alla rimozione dei palestinesi da Gaza, apre scenari ancora più gravi, facendo sembrare il conflitto israelo-palestinese lontano da una soluzione pacifica. Il rischio di una radicalizzazione regionale e internazionale è tangibile, mentre il sogno di un Medio Oriente più stabile appare sempre più lontano.
Alcaro critica anche la posizione del governo italiano, che pur ribadendo la soluzione dei “due popoli e due Stati”, non ha preso una posizione netta contro le parole di Trump. La mancanza di una condanna ufficiale dimostra, secondo l’analista, l’ipocrisia e la debolezza della diplomazia italiana, che preferisce mantenere una linea ambigua per non urtare i suoi alleati arabi.
Infine, l’ipotesi che Trump possa supportare l’annessione della Cisgiordania da parte di Israele, in parallelo alla rimozione dei palestinesi da Gaza, apre scenari ancora più gravi, facendo sembrare il conflitto israelo-palestinese lontano da una soluzione pacifica. Il rischio di una radicalizzazione regionale e internazionale è tangibile, mentre il sogno di un Medio Oriente più stabile appare sempre più lontano.