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Guerra in Ucraina, i negoziati di Istanbul partono senza Putin. Zelensky: “Sembra una farsa”

Si è aperto oggi un nuovo, delicatissimo capitolo nei tentativi di negoziato tra Russia e Ucraina. A Istanbul, sotto la mediazione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, sono iniziate le prime trattative dirette dopo mesi di stallo diplomatico e crescenti tensioni militari. L’assenza del presidente russo Vladimir Putin ha però già segnato un forte segnale politico che alimenta scetticismo sull’efficacia del vertice. Al posto di Putin, Mosca ha inviato una delegazione guidata dal consigliere presidenziale Vladimir Medinsky. Dalla parte ucraina, invece, a rappresentare Kiev ci sono il vice ministro degli Esteri Andriy Sybiha, il ministro della Difesa Rustem Umerov e il capo dell’Ufficio presidenziale Andriy Yermak. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, arrivato nella capitale turca nella mattinata, ha incontrato Erdoğan per discutere la linea strategica del negoziato.

Appena atterrato ad Ankara, Zelensky ha rivolto parole dure contro Mosca: “Sappiamo tutti chi prende le decisioni in Russia. Non conosciamo ancora il livello ufficiale della delegazione russa, ma da quello che vediamo sembra una farsa”. Il presidente ucraino ha più volte sottolineato la necessità di parlare con chi ha reale potere decisionale, esprimendo dubbi sull’utilità di un tavolo che non prevede la presenza diretta di Putin.


A sorprendere la scena internazionale è intervenuto anche l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dichiarando: “Potrei andare domani in Turchia”. La sua affermazione ha suscitato reazioni miste tra analisti e diplomatici: alcuni la considerano una provocazione o un tentativo di riportarsi al centro della scena politica globale, altri temono possa distogliere attenzione dai contenuti reali del negoziato. Sul fronte europeo, l’Unione Europea ha annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, nel tentativo di aumentare la pressione economica e politica sul Cremlino. Le nuove misure colpiscono settori strategici come l’energia, le tecnologie dual use e i beni di lusso. Nel frattempo, dal Cremlino è arrivato un duro attacco verbale al presidente francese Emmanuel Macron, accusato da Mosca di voler dispiegare testate nucleari francesi in Polonia — un’accusa che l’Eliseo ha definito “destituita di fondamento”. La NATO, per bocca del segretario generale Jens Stoltenberg, ha dichiarato che “Kiev si è dimostrata pronta a negoziare” e ha ribadito il sostegno dell’Alleanza all’integrità territoriale ucraina. “La vera prova sarà la volontà di Mosca di trovare un compromesso reale,” ha aggiunto. Secondo alcuni osservatori internazionali, il vertice potrebbe diventare “uno show per Trump” più che un’occasione concreta di pace. Lo scetticismo resta alto, mentre la speranza di una de-escalation è legata al ruolo di Erdoğan come potenziale ponte tra le parti.

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