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Gaza sotto attacco: il terrore torna a distruggere ogni speranza

La tregua che aveva parzialmente calmato le acque a Gaza è stata brutalmente interrotta. Le forze armate israeliane hanno ripreso i bombardamenti sulla Striscia, mettendo fine a una pausa di violenza durata poco più di due mesi, e i racconti che giungono dalle città e dai campi profughi sono drammatici. Le parole dei residenti di Gaza risuonano come un grido di disperazione: “Non sappiamo più dove andare, vogliono cancellarci”. La guerra ha ripreso il suo corso, e con essa il massacro, che non sembra avere fine. Gaza, una delle zone più densamente popolate e martoriate del mondo, è ora ridotta a un cumulo di macerie. Le case, che per settimane erano rimaste in piedi come testimonianze silenziose delle atrocità passate, sono ora di nuovo crollate. La speranza che i residenti avevano riposto nel ritorno alle loro case, dopo settimane di sfollamenti forzati, è stata spazzata via in un batter d’occhio. Molti di loro erano tornati da poco nelle loro abitazioni, dopo aver perso tutto: la casa, la famiglia, la dignità.

Gli abitanti di Gaza non hanno mai vissuto in pace. Ma ora, dopo il fallimento della tregua, la paura è diventata parte integrante della vita quotidiana. Mohammed Almadajlawi, uno dei pochi a riuscire a sfuggire all’inferno che si sta abbattendo sulla Striscia, ha raccontato a *Fanpage.it* le ultime due giornate di terrore. “La situazione è un inferno – racconta Mohammed – ci sono stati 710 morti e 900 feriti. Le case che erano ancora in piedi, sono state bombardate. L’esercito israeliano ha lanciato volantini per avvertire la gente di lasciare le proprie case, ma non è la prima volta che accade. A Rafah, Beit Hanoun, Beit Lahia, la gente è stata costretta a scappare improvvisamente, senza un luogo dove andare. La paura regna ovunque”.Il bombardamento incessante sta colpendo tutte le zone della Striscia di Gaza, ma in particolare le aree dove sono concentrati i campi profughi. Centinaia di migliaia di persone si trovano ad affrontare una condizione di vita disumana, senza la minima speranza di poter tornare alle proprie città, ormai completamente distrutte. Le famiglie vivono in tende, a stretto contatto con altri sfollati, e in un clima di totale incertezza.

La realtà è crudele. Non esiste un posto sicuro in tutta Gaza. I residenti si ritrovano a fuggire da un bombardamento solo per trovarne un altro che li segue. Le cicatrici psicologiche lasciate dalla guerra, i lutti, la fame e la miseria sono ormai una costante nelle vite di milioni di palestinesi. Nonostante la brutalità della situazione, la comunità internazionale appare indifferente, e il silenzio che accompagna la violenza sembra essere la risposta più comune di fronte a una tragedia che si consuma sotto gli occhi del mondo.

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