“Decreto Albania, via libera della Camera: i migranti potranno essere detenuti nei Cpr albanesi fino a 18 mesi”
Con 126 voti favorevoli, 80 contrari e un solo astenuto, la Camera dei Deputati ha approvato il cosiddetto *Decreto Albania*, che prevede la trasformazione del centro di accoglienza di Gjader in un Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr). Il testo ora passa al Senato e dovrà essere convertito in legge entro il 27 maggio per non decadere.
Il provvedimento, voluto dal governo Meloni, amplia le categorie di migranti che potranno essere trattenute nei centri situati in Albania. Oltre ai richiedenti asilo provenienti da Paesi considerati “sicuri”, nei nuovi Cpr albanesi potranno finire anche migranti irregolari destinatari di provvedimenti di espulsione. Il centro di Gjader, inutilizzato fino a oggi, verrà attivato con la possibilità di trattenere i migranti fino a tre mesi, con proroghe fino a 18 mesi in specifici casi previsti dalla legge, come la mancata collaborazione al rimpatrio. Durante l’iter parlamentare, il decreto ha subito modifiche in commissione Affari Costituzionali su proposta della relatrice Sara Kelany (Fratelli d’Italia), che ha chiarito – anche alla luce della recente sentenza della Corte d’Appello di Roma – che anche i richiedenti protezione internazionale potranno essere trattenuti nei centri albanesi.
L’opposizione ha duramente criticato il decreto, definendolo inefficace e propagandistico. Alfonso Colucci (M5S) lo ha bollato come “un escamotage comunicativo”, sottolineando che il centro di Gjader potrà ospitare al massimo 140 persone, una cifra ritenuta irrisoria rispetto alla retorica governativa. “È l’ottavo decreto sull’immigrazione – ha attaccato – una serie di norme confuse e contraddittorie, che rappresentano un fallimento storico costato un miliardo di euro ai cittadini”. Dure anche le parole della deputata Pd Patrizia Prestipino, che ha parlato di “vergogna e spreco assoluto di risorse pubbliche”, mentre Filiberto Zaratti (Alleanza Verdi e Sinistra) ha evidenziato i rischi di garantire standard di tutela adeguati per i migranti trasferiti in Albania. “In quei centri – ha detto Zaratti – non si garantiscono i diritti fondamentali: comunicare con la famiglia, avere accesso a un avvocato o a supporto psicologico. Il governo ha bocciato tutti gli emendamenti che chiedevano garanzie minime per le persone trattenute”. Zaratti ha inoltre criticato gli accordi internazionali dell’Italia in materia di migrazione: “Avete rinnovato il memorandum con la Libia, stretto accordi con la Tunisia, perfino riportato in patria il generale Al Masri, indicato come aguzzino da molte vittime. A voi interessano solo gli slogan, non i diritti umani”. Con questo decreto, il governo italiano prosegue nella direzione di esternalizzare parte della gestione migratoria, sulla scia del contestato accordo firmato con l’Albania nel novembre 2023. Un modello che prevede la costruzione e l’attivazione di strutture detentive al di fuori del territorio nazionale, alimentando un acceso dibattito tra sostenitori del controllo delle frontiere e difensori dei diritti umani.
Il provvedimento, voluto dal governo Meloni, amplia le categorie di migranti che potranno essere trattenute nei centri situati in Albania. Oltre ai richiedenti asilo provenienti da Paesi considerati “sicuri”, nei nuovi Cpr albanesi potranno finire anche migranti irregolari destinatari di provvedimenti di espulsione. Il centro di Gjader, inutilizzato fino a oggi, verrà attivato con la possibilità di trattenere i migranti fino a tre mesi, con proroghe fino a 18 mesi in specifici casi previsti dalla legge, come la mancata collaborazione al rimpatrio. Durante l’iter parlamentare, il decreto ha subito modifiche in commissione Affari Costituzionali su proposta della relatrice Sara Kelany (Fratelli d’Italia), che ha chiarito – anche alla luce della recente sentenza della Corte d’Appello di Roma – che anche i richiedenti protezione internazionale potranno essere trattenuti nei centri albanesi.
L’opposizione ha duramente criticato il decreto, definendolo inefficace e propagandistico. Alfonso Colucci (M5S) lo ha bollato come “un escamotage comunicativo”, sottolineando che il centro di Gjader potrà ospitare al massimo 140 persone, una cifra ritenuta irrisoria rispetto alla retorica governativa. “È l’ottavo decreto sull’immigrazione – ha attaccato – una serie di norme confuse e contraddittorie, che rappresentano un fallimento storico costato un miliardo di euro ai cittadini”. Dure anche le parole della deputata Pd Patrizia Prestipino, che ha parlato di “vergogna e spreco assoluto di risorse pubbliche”, mentre Filiberto Zaratti (Alleanza Verdi e Sinistra) ha evidenziato i rischi di garantire standard di tutela adeguati per i migranti trasferiti in Albania. “In quei centri – ha detto Zaratti – non si garantiscono i diritti fondamentali: comunicare con la famiglia, avere accesso a un avvocato o a supporto psicologico. Il governo ha bocciato tutti gli emendamenti che chiedevano garanzie minime per le persone trattenute”. Zaratti ha inoltre criticato gli accordi internazionali dell’Italia in materia di migrazione: “Avete rinnovato il memorandum con la Libia, stretto accordi con la Tunisia, perfino riportato in patria il generale Al Masri, indicato come aguzzino da molte vittime. A voi interessano solo gli slogan, non i diritti umani”. Con questo decreto, il governo italiano prosegue nella direzione di esternalizzare parte della gestione migratoria, sulla scia del contestato accordo firmato con l’Albania nel novembre 2023. Un modello che prevede la costruzione e l’attivazione di strutture detentive al di fuori del territorio nazionale, alimentando un acceso dibattito tra sostenitori del controllo delle frontiere e difensori dei diritti umani.