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Chi è Robert Francis Prevost, il nuovo Papa

Conclave lampo: eletto in soli quattro scrutini il successore di Francehco. Il nuovo Pontefice è vicino alla visione del suo predecessore, ma con uno stile proprio fatto di sobrietà, attenzione ai margini e radici latinoamericane. La fumata bianca è arrivata oggi, poco dopo mezzogiorno. Dal balcone centrale della Basilica di San Pietro, il cardinale protodiacono ha annunciato il nome del nuovo Papa: Habemus Papam! È Robert Francis Prevost, 69 anni, nato a Chicago, che ha scelto il nome di Leone XIV. È il primo Papa statunitense nella storia della Chiesa cattolica e porta con sé anche la cittadinanza peruviana, frutto dei molti anni trascorsi in America Latina come missionario e vescovo. Nato il 14 settembre 1955 da una famiglia con origini francesi, italiane e spagnole, Prevost è cresciuto in un ambiente multiculturale. Dopo gli studi in matematica e filosofia, si è avvicinato alla vita religiosa, entrando nell’Ordine di Sant’Agostino nel 1981. È stato ordinato sacerdote l’anno successivo a Roma. La sua carriera ecclesiastica ha preso una svolta decisiva quando, nel 1985, è stato inviato in missione in **Perù**, dove ha svolto vari incarichi pastorali nella diocesi di Chulucanas, diventando poi una figura di riferimento nella Chiesa locale.

Nel 1999 è rientrato a Chicago, ma solo due anni dopo è stato eletto priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, incarico che ha ricoperto fino al 2013. Da allora, è tornato in America Latina, dove ha ricevuto una crescente attenzione da parte di Papa Francesco. Nel 2014 Bergoglio lo ha nominato vescovo di Chiclayo e amministratore apostolico della diocesi, riconoscendone la capacità pastorale e l’equilibrio. Dal 2018 è stato anche vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana. Il suo legame con Francesco si è rafforzato ulteriormente nel 2023, quando è stato chiamato a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi, uno dei ruoli chiave della Curia romana. Politicamente e pastoralmente, Leone XIV è considerato un centrista aperto, vicino alle priorità di Francesco: tutela dell’ambiente, giustizia sociale, accoglienza dei migranti, e riforma della Chiesa in senso missionario. Celebre una sua frase: “Il vescovo non dovrebbe essere un piccolo principe seduto nel suo regno.” Sostenitore della prassi di apertura ai divorziati risposati, ha espresso una posizione prudente ma accogliente anche verso i temi LGBTQ, con un moderato appoggio al documento Fiducia Supplicans.

Due episodi legati agli scandali sugli abusi del clero hanno sfiorato Prevost. Nei primi anni 2000, da provinciale agostiniano a Chicago, fu coinvolto in un caso di ospitalità a un sacerdote condannato per pedofilia. Più tardi, in Perù, è stato criticato per la gestione di un’indagine su due sacerdoti accusati di molestie. La diocesi di Chiclayo ha difeso l’operato del vescovo, dichiarando che furono seguite tutte le procedure canoniche previste, con trasmissione dei casi al Dicastero per la Dottrina della Fede.

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