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Caso Almasri: Scontro tra Meloni e la Magistratura

Il caso del generale libico Almasri ha innescato una dura polemica tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la magistratura italiana. L’inchiesta, che vede coinvolti Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano per favoreggiamento personale e peculato, ha riacceso il dibattito sull’equilibrio tra poteri dello Stato e sulla politicizzazione della giustizia. Intervenendo all’evento *La Ripartenza 2025*, Meloni ha lanciato un attacco frontale alla magistratura, accusando alcuni giudici di voler esercitare un potere che non gli compete. “Se vogliono governare, allora si candidassero”, ha dichiarato la premier, denunciando una giustizia politicizzata che colpirebbe chi non è allineato al suo pensiero.

Meloni ha anche sottolineato una presunta asimmetria tra politica e magistratura: “Se io sbaglio, gli italiani mi mandano a casa. Se sbagliano loro, non succede nulla. Nessun potere al mondo in una democrazia funziona così”. Inoltre, ha contestato le modalità con cui è stato avviato il procedimento, evidenziando la discrezionalità della Procura di Roma nell’iscrivere i membri del governo nel registro degli indagati.

Il vicepremier Antonio Tajani ha espresso critiche nei confronti del procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, insinuando che la decisione di indagare il governo possa avere motivazioni politiche. Tajani ha dichiarato: “Mi auguro che non sia legata ad altre vicende. È frutto della richiesta di un avvocato legato alla sinistra. A pensar male si fa sempre bene”.

Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato di un “attacco politico alla premier”. Fratelli d’Italia ha poi sollevato dubbi su presunti utilizzi dei voli di Stato da parte del procuratore Lo Voi, suggerendo un possibile conflitto con Palazzo Chigi.

Le opposizioni, invece, denunciano un attacco senza precedenti all’indipendenza della magistratura. Luigi Li Gotti, autore dell’esposto che ha dato il via all’indagine, ha respinto le accuse di strumentalizzazione politica. “Per oltre vent’anni sono stato nel mirino di Totò Riina, figuriamoci se mi preoccupo di certe dichiarazioni”, ha affermato. Domenica Miele, consigliera del CSM, ha criticato la “virulenza” con cui viene attaccato un procuratore che “ha semplicemente applicato la legge”. Secondo Miele, l’obiettivo è delegittimare i magistrati per assoggettarli al potere politico e indebolire il controllo di legalità.

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