Campania: Regione più virtuosa nell’adeguamento al decreto sugli affitti brevi. Napoli prima tra le ‘big’
A meno di un mese dall’entrata in vigore del nuovo decreto legge sugli affitti brevi, che diventerà operativo dal 1° gennaio 2025, la situazione in Italia è ancora lontana dalla piena regolarizzazione. Secondo i dati aggiornati al 26 novembre 2024 del Ministero del Turismo, il 40% delle strutture turistiche in Italia è ancora fuori legge, non avendo adempiuto agli obblighi imposti dalla nuova normativa. Tuttavia, la Campania emerge come una delle regioni più virtuose d’Italia, con oltre il 72% delle sue strutture già in regola. A partire dal 1° gennaio 2025, tutte le strutture destinate alla locazione turistica dovranno dotarsi del Codice Identificativo Nazionale (CIN), che dovrà essere esposto all’esterno dell’immobile e indicato in ogni annuncio, sia cartaceo che online, su piattaforme come Airbnb e Booking. Inoltre, le strutture dovranno rispettare una serie di prescrizioni relative alla sicurezza, con dispositivi come rilevatori di fumo ed estintori, e presentare la Segnalazione Certificato di Inizio Attività (SCIA) presso il Comune di riferimento, in caso di attività imprenditoriale.
Con una percentuale di strutture già in regola che supera il 72%, la Campania si posiziona tra le regioni più efficienti nella registrazione delle unità turistiche. Di queste, 17.647 strutture hanno ottenuto il CIN, rappresentando il 72,8% delle 24.239 registrate. Tra le province campane, Napoli spicca con il 79% di strutture registrate, con 10.718 strutture su un totale di 13.562, piazzandosi al primo posto tra le grandi città italiane per percentuale di registrazione. Seguono Salerno con il 65%, Avellino con il 65%, Caserta con il 61%, e Benevento con il 55%. A livello nazionale, la situazione è meno rosea. Su un totale di 548.783 strutture turistiche in Italia, solo il 63,56% ha regolarizzato la propria posizione, con il 36,44% ancora fuori legge. Le regioni che presentano il maggior numero di strutture non conformi sono il Friuli Venezia Giulia (60% fuori legge), le Marche (45%) e la Liguria (44%), mentre la Campania, insieme a Basilicata, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, è tra le più virtuose. In caso di violazione delle nuove disposizioni, le sanzioni possono essere severe. Le strutture senza CIN rischiano multe che vanno da 800 a 8.000 euro, mentre la mancata esposizione del codice può comportare una multa tra i 500 e i 5.000 euro. Se vengono riscontrate carenze nei dispositivi di sicurezza, come assenza di rilevatori di fumo o estintori, le sanzioni possono arrivare fino a 6.000 euro. Inoltre, chi non presenta la SCIA rischia una multa tra i 2.000 e i 10.000 euro.
Con una percentuale di strutture già in regola che supera il 72%, la Campania si posiziona tra le regioni più efficienti nella registrazione delle unità turistiche. Di queste, 17.647 strutture hanno ottenuto il CIN, rappresentando il 72,8% delle 24.239 registrate. Tra le province campane, Napoli spicca con il 79% di strutture registrate, con 10.718 strutture su un totale di 13.562, piazzandosi al primo posto tra le grandi città italiane per percentuale di registrazione. Seguono Salerno con il 65%, Avellino con il 65%, Caserta con il 61%, e Benevento con il 55%. A livello nazionale, la situazione è meno rosea. Su un totale di 548.783 strutture turistiche in Italia, solo il 63,56% ha regolarizzato la propria posizione, con il 36,44% ancora fuori legge. Le regioni che presentano il maggior numero di strutture non conformi sono il Friuli Venezia Giulia (60% fuori legge), le Marche (45%) e la Liguria (44%), mentre la Campania, insieme a Basilicata, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, è tra le più virtuose. In caso di violazione delle nuove disposizioni, le sanzioni possono essere severe. Le strutture senza CIN rischiano multe che vanno da 800 a 8.000 euro, mentre la mancata esposizione del codice può comportare una multa tra i 500 e i 5.000 euro. Se vengono riscontrate carenze nei dispositivi di sicurezza, come assenza di rilevatori di fumo o estintori, le sanzioni possono arrivare fino a 6.000 euro. Inoltre, chi non presenta la SCIA rischia una multa tra i 2.000 e i 10.000 euro.