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Cronaca

Attentato a Sigfrido Ranucci: «Potevano uccidere mia figlia»

Un attentato di inaudita gravità ha colpito nella tarda serata di giovedì 16 ottobre il giornalista Rai Sigfrido Ranucci, 64 anni, conduttore della trasmissione d’inchiesta Report. Intorno alle 22:00, un ordigno esplosivo è deflagrato davanti alla sua abitazione a Campo Ascolano, frazione di Pomezia, distruggendo completamente la sua automobile e danneggiando gravemente quella della figlia, parcheggiata accanto. Nessuno è rimasto ferito, ma la violenza della detonazione lascia intendere che l’obiettivo potesse essere ben più drammatico. Secondo i rilievi effettuati da carabinieri, Digos e artificieri, l’ordigno conteneva oltre un chilo di esplosivo ed era collocato sotto l’auto del giornalista. L’esplosione è stata così potente da investire anche la facciata dell’abitazione e parte della recinzione. Gli inquirenti stanno valutando se si tratti di un ordigno artigianale con miccia accesa o di un dispositivo temporizzato.

Le immagini diffuse nella notte sui canali social di Report mostrano le due auto completamente distrutte dalle fiamme. «La deflagrazione avrebbe potuto uccidere – si legge nel post –. Hanno distrutto le automobili parcheggiate davanti casa e danneggiato la casa accanto». In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Ranucci ha espresso tutta la sua amarezza e la paura per quanto accaduto: «Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell’esplosione. Avrebbero potuto ammazzare una persona, avrebbero potuto ammazzare mia figlia. Hanno usato almeno un chilo di esplosivo».

Il giornalista ha aggiunto di aver ricevuto diverse minacce negli ultimi mesi, già denunciate alle autorità, e di avvertire un “clima di isolamento e delegittimazione” nei propri confronti. Sul posto sono intervenuti immediatamente carabinieri, Digos, polizia scientifica e vigili del fuoco. La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta, affidando il fascicolo anche alla Direzione Distrettuale Antimafia. Le prime analisi parlano di un attentato preparato con modalità precise, mirato a inviare un messaggio intimidatorio. Gli investigatori stanno acquisendo le immagini delle telecamere della zona per ricostruire i movimenti precedenti alla deflagrazione.

Non si esclude alcuna pista: dall’azione di ambienti criminali toccati dalle inchieste di Report, fino a possibili ritorsioni di natura politica o economica. Ranucci, già sotto scorta dal 2021, è da anni nel mirino per le sue inchieste su corruzione, malaffare e infiltrazioni mafiose. La notizia dell’attentato ha suscitato sdegno e solidarietà trasversale. La premier Giorgia Meloni ha espresso “piena condanna” e “vicinanza personale” al giornalista, definendo l’attacco «un gesto ignobile contro la libertà d’informazione». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato un rafforzamento delle misure di sicurezza per Ranucci, mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha parlato di «un attentato allo Stato». Numerose le manifestazioni di solidarietà da parte del mondo del giornalismo, della cultura e della società civile. La Federazione Nazionale della Stampa ha definito l’attacco «un colpo diretto al diritto dei cittadini di essere informati». Presidi spontanei si stanno organizzando davanti alle sedi Rai e alle redazioni dei principali quotidiani. Sigfrido Ranucci, volto di Report dal 2017 e giornalista Rai dal 1989, rappresenta una delle voci più autorevoli del giornalismo investigativo italiano. Le sue inchieste hanno spesso toccato poteri forti, criminalità organizzata e corruzione. Colpire lui significa colpire simbolicamente la libertà di stampa.

L’attentato di Campo Ascolano non è solo un episodio di cronaca nera: è un atto di intimidazione contro la verità, contro chi, con coraggio e rigore, continua a raccontare ciò che altri vorrebbero tenere nascosto.

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