Aborto: a decidere sono (ancora) gli uomini

di Tiziana Pagano

Un discorso duro, diretto e necessario quello della Sportiello che ha messo in luce come si stia tentando di minacciare l’accesso ad un diritto che le donne hanno conquistato a fatica e che è già di per sé limitato per la sopracitata questione del personale obiettore.

In Italia, il diritto all’aborto è regolato dalla Legge 194 me, negli ultimi mesi, l’opposizione accusa il governo di voler rendere ancora più difficile l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza non solo non approvando misure che favorisca il reclutamento di personale medico non obiettore di coscienza e che, in alcune regione, tocca cifre che vanno al di sopra dell’80%, ma addirittura tramite il “Pnnr-quater” vuole consentire l’accesso nei consultori familiari di “soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno della maternità. Dietro questa qualifica, però, sono in molti a temere – a ragione – che si possano celare persone facenti parte delle associazioni antiabortiste che, entrando nei consultori, potrebbero esercitare forti pressioni psicologiche sulle donne che scelgono di interrompere una gravidanza. Sì, abortire. Come detto dall’Onorevole Gilda Sportiello nel suo intervento alla Camera dei Deputati qualche giorno fa: “In questo paese tremano ancora le gambe quando si sente la parola aborto”.

Nonostante il video del suo discorso abbia fatto il giro dei social e delle maggiori testate mediatiche, nella trasmissione di ieri sera “Pota a porta” condotta da Bruno Vespa, sono stati invitati sette uomini a parlare di aborto. Sette uomini. Nessuna donna.

Oriana Fallaci, in un’intervista televisiva del 1976 in cui si trattava il tema dell’aborto, appena il conduttore le diede la parola, disse: “Mi dispiace essere la prima donna a parlare ma la quarta persona a intervenire”. Erano sei uomini e tre donne. A distanza di decenni, se volessimo tirare un bilancio, le conclusioni sarebbero a dir poco nefaste.