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Cronaca

(Video) Totò, 47 morto che parla!

(Articolo: Daniela Giordano – Video: Carlo Maria Alfarano)

NAPOLI – “47 morto che parla” è il motto non solo della cabala napoletana, o il titolo di un famoso film di Totò, ma il nome della manifestazione dedicata al Principe della risata dalla Terza Municipalità di Napoli Stella – San Carlo all’Arena, nella giornata di ieri – 15 aprile – in cui ricorreva il 47esimo anniversario della morte.

TotòSul filo dunque del gioco di parole (e dell’errore, giacché nella smorfia 47 è “il morto” e 48 “il morto che parla”), s’è tenuta una seduta solenne del Consiglio Municipale nella sala Assunta dei Padri Vincenziani, in via Vergini, con la Presidente Giuliana di Sarno a fare gli onori di casa non solo a consiglieri e cittadini del popolare quartiere Sanità, ma soprattutto alla figlia Liliana De Curtis – madrina d’onore dell’evento – e Pina Conte, Presidente della nascente Fondazione “Antonio De Curtis in arte Totò”. Fondazione della quale è stata fatta esplicita richiesta dal Fai – Fondo Ambiente Italiano, come condizione essenziale a ricevere quel finanziamento di 30 mila euro tanto atteso per completare l’allestimento di un museo dedicato alla figura di Totò.

Questione eterna – quella del museo – sulla quale tutto tace e si preferisce fare segni di scongiuro al solo nominare. Dunque, più che 47 andrebbe evocato il numero 2 – “le corna”– o ancora meglio, il 46 che la cabala indica come “’e denare”. Certo è che, a giudicare la situazione, il 47 torna alla casella giusta e, senza fare più confusione, a evocare soltanto il morto. All’evento era stato invitato anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Gaetano Daniele, ma assente, al quale sarebbero stati rivolti volentieri solleciti ad accelerare il completamento dei lavori di ristrutturazione al terzo e quarto piano di Palazzo dello Spagnuolo, oltre che una serie di proposte. Una di queste è la delibera, presentata in questi giorni dal consigliere Francesco Ruotolo, di rinominare la piazza centrale del rione – quella con la Basilica di Santa Maria alla Sanità – in “Piazza principe Antonio De Curtis”. Un’altra, molto carina, è stata la presentazione da parte di uno studente dell’Istituto alberghiero Caracciolo di un biscotto con le sembianze tipiche del profilo del Principe della risata. Lo scopo, dunque, sarebbe utilizzare l’immagine di Totò come opportunità per il quartiere non solo turistica e culturale, ma anche economica; spingere l’artigianato locale ad aprire nuove botteghe, creare un marchio “made in Sanità” col quale fare magliette, la famosa bombetta e altri gadget a lui dedicati. Insomma, far parlare quel numero 47.

La proposta più di rilievo, legata all’imminente Forum delle Culture, è di sicuro quella di dare risalto ai cosiddetti “Luoghi di Totò”, itinerari di visita guidati nel quartiere alla scoperta dei luoghi a lui cari. Scorci vari che hanno fatto da scenografia in alcuni suoi film, ma più di tutti la casa in cui è nato e vissuto per i primi ventidue anni, il primo piano del civico 109 di via Santa Maria Antesaecula.

Luogo in cui la sera prima la Municipalità ha fattoaccendere un faro che, d’ora in poi, illuminerà tutte le sere la facciata e l’epigrafe a lui dedicata. Luogo nel quale sono tornati ieri, al termine dell’evento, per apporre assieme agli studenti delle scuole una corona di fiori in omaggio. Momento al quale ha rifiutato di partecipare la figlia Liliana, per l’aperto contrasto con l’attuale proprietario dell’immobile, Giuseppe De Chiara, cui peraltro ha impedito di intervenire durante l’evento in sala consiliare. La ragione sembrerebbe il non riconoscimento di quella casa come quella in cui ha effettivamente vissuto suo padre. A detta della figlia, Totò sarebbe nato al civico 109, ma non vi abbia vissuto, come si tende a dire, anzi pare che abbia cambiato parecchie case negli anni della giovinezza. È una polemica ancora in corso, più volte smentita dagli stessi abitanti del quartiere che invece identificano quella come la casa in cui Totò ha vissuto prima di trasferirsi a Roma.

La prova del nove sarebbe far tornare a parlare quel numero 47. Sperare che Totò venga in sogno non solo per dare due numeri fortunati da giocare al Lotto, ma anche per sciogliere il dubbio. In fondo, l’intento della manifestazione organizzata dalla terza Municipalità era appunto farlo tornare a parlare, anche dall’oltretomba se necessario. Non commemorare, ma celebrare. Tenere vivo il ricordo di una figura tanto importante nel folclore napoletano.

Al di là delle facili ironie, chissà perché quando si parla di Totò e di una sua celebrazione – doverosa quanto meritata – a una risata pare scenda più facilmente un velo di tristezza. Tipico della sua comicità. Aspettiamo. Prima di vedere se in sogno comparirà ridendo (19, la risata) o piangendo (65, il pianto), può darsi che intanto arrivi il prossimo anno – 48 – che magari sarà più fortunato.

http://youtu.be/dUMxpkvRcks

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