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Sindaco in fuga, la Napoli descritta da Ermanno Corsi

Presentazione del libro al Denaro Tv

NAPOLI (di Valentina Capuano) – Surreale, caustico, attuale: il breve pamphlet di Ermanno Corsi, presentato nei giorni scorsi presso il Blu di Prussia in via Filangieri, è, nelle intenzioni dell’autore “una favola metropolitana, un racconto di fantapolitica”, il cui protagonista, Fulvio De Angelis, è un fantomatico e integerrimo professionista, di elevata erudizione, prescelto da un gruppo di potere , per la sua immagine di uomo di specchiata moralità, quale aspirante sindaco di Napoli.

La Napoli descritta da Corsi, giornalista di lunghissima esperienza oltre che autore di innumerevoli libri di cultura meridionalista, è una Napoli immaginifica, in cui, gli ormai noti fenomeni  quali delinquenza, abusivismo edilizio, microcriminalità, camorra e sopraffazione perpetrata dalla casta dei colletti bianchi ai danni di cittadini, sono esasperati, nel suo racconto, da scenari inquietanti: animali mitologici che fuoriescono a  frotte dalle fogne invadendo la città, branchi di cani che a centinaia impediscono l’atterraggio degli velivoli negli aeroporti e maremoti di inaudita entità che sconvolgono la stabilità delle isole campane ci restituiscono l’idea di un’apocalisse determinata da una rivolta della natura agli abusi secolari dall’uomo contro il territorio.

Così, il candidato prescelto per ricoprire il gravoso compito, è inizialmente perplesso, non vorrebbe assumersi onerose responsabilità e neanche scendere  a patti con la camorra riconvertendo i piani urbanistici della città onde consentire cementificazioni selvagge in aree protette. Ma , sebbene tormentato da incubi e da angoscianti sogni in cui un solerte Catone il censore sembrerebbe suggerirgli: “Neapolim delendam esse, però non ricostruendam mai più”, accetta il gravoso incarico a patto di imporre singolari condizioni: un vicesindaco minaccioso come Al Capone, un assessore all’Urbanistica come Catone, un novello Erode come assessore all’infanzia e un notaio che attesti la conformità delle sue delibere all’approvazione preventiva di quattro magistrati esponenti di quattro differenti correnti politiche onde rendere più fluido il suo operato.Insomma, uno scenario paradossale, un’iperbole della politica campana che ironizza, esasperandoli ,sui vizi della casta e sui singolari metodi utilizzati  da Fulvio De Sanctis pre “restituire dignità” alla politica in una città, si legge, “che merita il Nobel della sopravvivenza  e i suoi abitanti la medaglia d’oro al dolor civile”.

Tuttavia, i suoi propositi non troveranno attuazione, “il paradiso abitato da diavoli”, come Goethe definiva Napoli, si trasformerà in questo racconto onirico in un luogo infernale pronto ad inghiottirlo nelle sue nefaste fauci alle quali lui si sottrarrà, dandosi, tempestivamente alla fuga.

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