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Simone Di Meo ci svela il pubblico mistero

Il Pubblico Mistero, copertinaNAPOLI (di Claudia Carbone) – Incontro il giornalista Simone di Meo in una mattinata napoletana molto ventosa.

E non poteva essere diversamente visto che il libro appena scritto insieme al collega, neo direttore del quotidiano “Il Tempo” Gian Marco Chiocci, ha scatenato forti raffiche di polemica alla sola lettura del titolo: “De Magistris, il pubblico mistero”.

Mi accomodo con lui in un bar e davanti ad un caffè cerco di capirne di più del libro e di uno dei suoi autori.

 

Inizio a ritroso. Alla fine del libro c’è un’intervista che avete fatto a De Magistris. Al tempo il sindaco sapeva che stavate scrivendo un libro su di lui?

 

Sì. E questo è anche il primo caso in cui il protagonista di una biografia non autorizzata rilascia un’intervista agli autori. Credo che proprio l’idea che stessimo lavorando ad un libro su di lui, lo abbia convinto della necessità di accettare la nostra proposta di intervista, anche per porre in chiaro alcuni aspetti che noi autori abbiamo lasciato in sospeso.

 

 

Cosa rispondi a chi vi accusa di aver scritto un libro contro de Magistris?

 

Questo è il tipico modo di ragionare di chi vive nella perenne contrapposizione. L’idea che si sia fatto un lavoro d’investigazione giornalistica viene del tutto superata dalla considerazione errata che il libro sia “contro”. Non è contro, è “su” che è tutt’altra cosa. Io e Gian Marco siamo stati ultra garantisti nel raccontare il fenomeno de Magistris, ma non perché avessimo paura di querele o di tutto ciò di giudiziario che poteva essere innescato da una denuncia, ma perché abbiamo ritenuto doveroso raccontare ciò che è la realtà, quella originale che emerge dagli atti, dalle testimonianze dirette. Per scrivere il libro abbiamo letto una quantità spropositata di atti giudiziari, abbiamo intervistato decine e decine di persone, ci siamo mossi tra Napoli, Roma, Catanzaro, Reggio Calabria e Salerno. Abbiamo fatto un vero e proprio lavoro investigativo di ricostruzione e di inchiesta giornalistica, che per di più non ha strizzato l’occhio a partigianerie.

 

A proposito di querele, ve ne aspettate?

 

E’ nel novero delle cose possibili, ma non ce ne preoccupiamo particolarmente perché siamo stati attenti oltre che nel contenuto anche nella forma.

 

Non ha fatto proprio nulla di buono de Magistris?

 

Se partiamo dall’assunto che un magistrato dovrebbe operare sempre per il bene, riscontriamo l’incapacità di de Magistris di attenersi a questa linea.

Valutando l’efficienza delle indagini, la stragrande maggioranza di quelle che ha condotto sono andate a finire nel cassonetto dell’immondizia. Sì, qualche indagine l’ha portata a termine, ma parliamo del minimo sindacale. Il problema sono le indagini per cui ha clamorosamente fallito e non lo dico io, lo dicono gli stessi atti del Csm che, ad un certo punto l’ha allontanato dalla funzione inquirente per destinarlo a Napoli come giudice del riesame.

De Magistris ha fatto errori gravissimi in magistratura, errori che non sono stati raccontati dalla stampa compiacente e proprio grazie a questo è riuscito a passare con disinvoltura dalla magistratura alla politica, diventando prima europarlamentare e poi sindaco.

Quanto al buono, sicuramente all’inizio ha portato un vento di novità, ma se gli elettori avessero avuto prima contezza della sua reale esperienza in magistratura, avrebbero letto tra le righe alcuni suoi atteggiamenti quale il decisionismo e difficilmente sarebbe diventato primo cittadino.

 

Perché non è uscita prima quest’immagine “cupa” del pm de Magistris? Colpa solo della “stampa compiacente”?  

 

A mio parere hanno concorso due linee convergenti: la straordinaria bravura del de Magistris comunicatore  e addetto stampa di se stesso e una certa pigrizia di una parte della stampa. A tutto ciò aggiungerei anche il desiderio inconscio del pm de Magistris di identificarsi nell’uomo romantico che combatte contro i poteri forti a favore dei deboli.

L’immagine del “pm templare”, del “pm cavaliere” è un’immagine seducente, che ha affascinato sia giornalisti che elettori, nascondendo invece l’incapacità di portare a termine le inchieste di cui era titolare.

 

Tu non credi che nel suo percorso de Magistris sia stato ostacolato da cosiddetti “poteri forti”?

 

Esiste un processo a Salerno che vede de Magistris come parte lesa e imputate persone che lui stesso aveva indagato quando era pm a Catanzaro. Questo è l’unico elemento che fornisce il beneficio del dubbio e pertanto su questo sospendo il giudizio.

Però mi chiedo, poiché le indagini fallite di de Magistris non sono solo quelle dai grandi nomi, ma anche inchieste minori, de Magistris dovrebbe essere allora un perseguitato “planetario”? Sicuramente per certe indagini ha subito un certo “attrito”, può essere stato ostacolato o piuttosto inviso, ma non è stato l’unico visto che tutti i magistrati lo sono in una certa misura.

 

A proposito di cose che accomunano i magistrati, sei stato addetto stampa di Luigi Bobbio, ex magistrato e sindaco di Castellammare di Stabia dal 2010 al 2012. C’è un tratto comune rintracciabile negli ex magistrati che diventano sindaci?

 

Sicuramente l’essere poco propensi al raffronto di idee, interpretando le posizioni differenti dalla loro come attacchi di natura personale anziché come suggerimenti.

Diciamo che alla luce di questo l’opposizione è vista come un’appendice poco più che fastidiosa del Consiglio Regionale. Il sindaco pm ha la mentalità dell’uomo solo al comando, che deve avere sempre l’ultima parola, si sente legittimato non tanto dalla volontà popolare, quanto dai precedenti anni in magistratura. La politica non funziona così, non ci si può imporre in questo modo alla città, alla stessa opposizione, gli atti posti in essere dovrebbero essere perlomeno concordati.

 

 

Non potrai allora che essere d’accordo con il collega Carmine Festa che ha parlato di “ex magistrati e la sindrome del non fidarsi”, facendo riferimento all’elevato numero di deleghe amministrative che sia de Magistris, sia il sindaco di Bari Emiliano, hanno trattenuto per sé.

 

Assolutamente d’accordo.  De Magistris poi ha il record italiano in ambito di deleghe e credo che ne collezionerà ancora altre.

L’incapacità di fidarsi però non mi convince del tutto, ci assocerei anche il cul de sac in cui sono andati a finire i pm che si sono dati alla politica. L’impossibilità di governare secondo i meccanismi classici della politica infatti, impedisce a questi soggetti di sedere con altre persone ad un tavolo per programmare sulla base delle sole competenze individuali la crescita dell’azione amministrativa. Proprio per questo motivo, per ogni  assessore che salta sono tenuti gioco forza, a tenere la delega per sé, altrimenti rischierebbero di essere travolti dalle richieste di ridistribuire tutto. Nel caso specifico di de Magistris ad esempio, la Giunta è frutto unicamente delle sue scelte personali, nessuno è espressione di un partito, non si dovrebbe nemmeno parlare di giunta politica, quanto piuttosto di monocolore sindacale.

 

 

Che figura vedresti bene come sindaco di Napoli allora?

 

Mi piacerebbe un uomo di cultura, un professore universitario o un grande professionista, ma anche un magistrato non sarebbe male, purché abbandonasse l’idea che la magistratura è il sistema per detergere i mali della città. Napoli ha bisogno di un politico che abbia l’innocenza dell’agnello e la furbizia del serpente.

 

Saviano potrebbe andare bene?

 

Non credo che aver scritto un libro, per quanto di successo, sia sinonimo di garanzia per fare buona politica. Saviano è un giornalista e scrittore che non intercetta le mie simpatie e l’idea che domani possa salvare le sorti della città mi trova assolutamente scettico.

 

 

Non avete ancora fatto pace dopo la questione di plagio sollevata per Gomorra?

 

Non credo che sarà mai più un rapporto da ricomporre.

 

Nonostante alla fine della querelle Saviano abbia inserito il tuo nome come fonte?

 

Non l’ha inserito lui, l’ufficio legale gliel’ha imposto. Forse c’era una possibilità di riconciliazione con l’inserimento del nome ma ormai è naufragata.

Saviano ha avuto, grazie anche alla macchina marketing di Mondadori, il ruolo di Copernico, ha rivoluzionato cioè il modo di intendere la letteratura antimafia ed è indubbiamente un grande risultato.  Però se tutto questo è fatto prendendo “brandelli di carne” dal lavoro degli altrui, per onestà culturale devi dichiararlo, non puoi intascarti tutto il merito. Hai l’obbligo di dire che a questa rivoluzione hanno partecipano tanti, non ti toglie nulla, anzi aggiunge valore alla tua opera.

 

Ultimamente de Magistris sta subendo duri attacchi su tutti i fronti. Ti senti in parte responsabile per aver incendiato ulteriormente l’invettiva?

 

Assolutamente no, perché tutto questo è arrivato molto molto prima ed è una reazione di pancia. Ti diro di più, a me de Magistris fa anche simpatia, non sono come quei contestatori arrabbiati che lo criticano. Negli ultimi tempi trovo persino stia subendo un accerchiamento ingiustificato, nei modi feroci con cui viene condotto, se vedi su alcuni blog il livello di acrimonia ha superato il livello di guarda, si innescheranno inevitabilmente tutta una serie di reazioni.

 

Dati i precedenti fammi una previsione, a breve anche Woodcock scenderà in politica?

 

Non penso, perché a differenza dell’immagine che ne viene tramandata, Woodcock non rilascia interviste sulle sue inchieste, ne hai mai letta una?
Diciamo che sono piuttosto le sue inchieste che rilasciano interviste…

 

Questo è vero, ma se l’inchiesta parla, lo fa attraverso i suoi atti. È apprezzabile che si tratti di un pm che non rilascia interviste, che non va in televisione, che ha un modo di comportarsi meno “scintillante” di altri pm.

 

Anche le inchieste di Woodcock però sono state parecchio discusse, in seguito alle numerose archiviazioni.

 

Vero, ma la questione è diversa in questo caso.  Il pm Woodcock avvia un’inchiesta, s’innamora di una tesi e la porta avanti, sbatte contro i vari giudici di merito, primo grado, appello e Cassazione, finchè l’inchiesta non crolla ma a quel punto il pm non dice “sono i poteri forti che l’hanno fatta crollare”. La differenza tra de Magistris e gli altri pm che pure amano i “lustrini giudiziari” è proprio questa. Non ho mai sentito Woodcock dire “l’inchiesta Savoiagate è stata sabotata dai servizi segreti deviati”. Se leggi le dichiarazioni di de Magistris non c’è un’inchiesta che non abbia subito azioni sabotaggio da parte di presunti poteri forti deviati.

 

 

Niente biografia non autorizzata su Woodcock quindi?

 

Non credo che sarebbe interessante, perché si ridurrebbe ad una serie di elencazioni di indagini non andate a buon fine, ma potrebbe essere interessante una biografia su Saviano.

 

Ci stai dicendo che è nei tuoi progetti futuri?

 

No, però se ci fosse l’idea di affrontare un personaggio pubblico che divide, penso che valga di più la pena Saviano che Woodcock. Saviano, con l’atteggiamento vittimistico che ha su alcune vicende che lo riguardano, è molto simile a de Magistris e come quest’ultimo tende a porsi come accentratore dell’attenzione nazionale.

 

Torniamo a te per l’ultima domanda, che tipo di giornalista ti definiresti?

 

Un giornalista….”rinascimentale”. Un giornalista cioè che esercita il beneficio del dubbio, che cerca il controllo delle fonti, che preferisce arrivare ultimo su una notizia, piuttosto che lanciarla senza adeguato riscontro. Un giornalista che ha come tratto caratteristico l’approfondimento.

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