«Progetto in fase embrionale, servono poteri e risorse»
NAPOLI (di Attilio Iannuzzo – Il Mattino) – Napoli città metropolitana, la più grande d’Italia dopo Roma capitale. Un forum di discussione indetto da tecnici, politici e giuristi per fare il punto della questione e soprattutto per valutarne i contenuti.
L’associazione “FareRete” coordinata da Dino Falconio ha organizzato un workshop al quale hanno preso parte docenti universitari e professionisti soci. Analizzata dunque la Legge Del Rio, in un confronto interdisciplinare con le ipotesi di applicazioni sul territorio napoletano. “La necessità di creare una struttura metropolitana è evidente, ma deve avere poter giusti e risorse per realizzare le cose – afferma Dino Falconio presidente di FareRete – altrimenti ci troviamo davanti all’ennesimo scatolone vuoto che poco serve ai cittadini”. Un progetto ambizioso e complesso allo stesso tempo. La città metropolitana di Napoli estende i suoi confini a 70 chilometri rispetto al capoluogo, in un’area che comprenderà 92 comuni, quelli che facevano parte dell’ormai ex Provincia.
Ma il quesito è uno: Siamo pronti o c’è ancora tanto da fare in termini di leggi e di organizzazione? “E’ chiaro che c’è la necessità di rendere lo Statuto efficiente – dice il segretario provinciale del Pd Venanzio Carpentieri – in quanto bisogna mettere d’accordo aree grandi e porre in essere questioni di interesse comune; mi sembra essenziale l’idea dell’elezione diretta del Sindaco – sottolinea – ma ben sappiamo che per fare ciò è necessaria una legge parlamentare, e ci adopereremo per render tutto ciò possibile”. Anche sugli appalti e sulle modalità di affidamento “è necessario che i sindaci mantengano la loro autonomia, in quanto sarebbe poco proficuo rendere complessa la gestione – dicono i tecnici – ma con criteri di trasparenza”. Emerge la necessità di una amministrazione da ridisegnare in quanto attualmente esiste una compagine locale inadeguata alle esigenze dei Comuni. Ma quali saranno i nuovi poteri? E le Regioni come si porranno? Molti i nodi ancora da sciogliere.
Ci si colloca nell’ottica della definizione di un nuovo modello di governance delle aree urbane, che dovranno essere capaci di affrontare le nuove complessità. “La preoccupazione è quella di riuscire a collocare i giusti contenuti in uno Statuto ancora da disegnare – dice Toti Lange, vice segretario provinciale del Pd – e fino a quando ciò non sarà fatto, non potremo parlare di città metropolitana; è evidente che emerge la preoccupazione di mettere d’accordo le varie amministrazioni, in quanto ognuno deve cedere qualcosa in previsione di un progetto Comune”. Si intrecciano in un unico progetto concentrazione di attività, elevata densità abitativa, interdipendenza dei centri abitativi che compongono e caratterizzano le realtà metropolitane in un diverso assetto istituzionale, che deve per forza di cose interpellare interessi comuni: Trasporti, sviluppo economico e mobilità. Nulla è impossibile, “ma progetto – dicono i relatori – è ancora in fase embrionale”.