Meloni-Trump: Vertice cruciale su dazi e relazioni transatlantiche, l’Italia in bilico tra interessi nazionali e ruolo europeo
Il viaggio di Giorgia Meloni negli Stati Uniti rappresenta molto più di un incontro bilaterale. È un banco di prova per la leader italiana, chiamata a confrontarsi con Donald Trump in un momento delicatissimo per l’economia europea e, in particolare, per quella italiana. Al centro del vertice, previsto oggi a Washington, c’è la questione dei dazi americani sulle esportazioni europee, che rischiano di colpire duramente alcuni dei settori più vitali del made in Italy. Con un valore di 67 miliardi di euro l’anno, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti rappresentano un pilastro dell’economia nazionale. Ma l’ombra di nuove tariffe doganali – sospese solo temporaneamente – incombe minacciosa. L’obiettivo principale di Meloni è duplice: difendere gli interessi dell’Italia e rafforzare il ruolo del nostro Paese come ponte tra Bruxelles e Washington, cercando una tregua nella guerra commerciale che si profila. Meloni non ha ricevuto un mandato formale dall’Unione Europea per negoziare a nome dei 27, ma il suo viaggio è stato condiviso con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Una mossa che intende rassicurare i partner europei e al contempo valorizzare il peso dell’Italia come attore diplomatico. Tuttavia, alcune capitali – Parigi in primis – osservano con cautela l’iniziativa, temendo una trattativa bilaterale che possa compromettere l’unità d’azione europea. In questo scenario, Meloni punta su una relazione personale con Trump, costruita nel tempo e basata su affinità politiche. Un fattore che potrebbe rivelarsi determinante per strappare concessioni che altri, in passato, non sono riusciti a ottenere.
Per ottenere una sospensione definitiva dei dazi, la premier italiana gioca una carta complessa e ben preparata: più investimenti italiani negli USA, acquisti di gas naturale liquefatto e armamenti, e una piena adesione all’obiettivo Nato del 2% del PIL destinato alla difesa. Inoltre, Meloni intende posizionare l’Italia in maniera chiara rispetto alla sfida posta dalla Cina, altro tema caro a Trump, proponendosi come partner affidabile nel fronte atlantico. Non solo: il governo italiano sta lavorando per portare avanti la proposta europea di azzeramento delle tariffe in alcuni settori strategici, accompagnata da una revisione della cooperazione industriale. Ma da parte americana, finora, non sono arrivate risposte concrete. Ecco perché la premier vuole almeno strappare una data per l’apertura formale di un tavolo negoziale, magari già al prossimo vertice Nato in programma a giugno all’Aja.
Il colloquio con Trump non si limiterà agli aspetti economici. Saranno affrontati anche dossier geopolitici di primo piano: dalla guerra in Ucraina alla crisi in Medio Oriente, dalla stabilità della Nato alla sicurezza energetica. Su tutti questi fronti, Meloni vuole rafforzare la credibilità dell’Italia come interlocutore solido e coerente all’interno dell’alleanza occidentale. Il successo della missione dipenderà dunque dalla capacità della premier di ottenere risultati tangibili su più livelli: commerciale, diplomatico e strategico. Un esito positivo rafforzerebbe non solo la sua posizione politica interna, ma anche il profilo internazionale dell’Italia. In caso contrario, potrebbero moltiplicarsi le critiche per aver tentato una mediazione senza reali strumenti di trattativa. Il vertice con Trump è solo un tassello di una strategia più ampia: nei prossimi giorni è atteso a Roma il vicepresidente americano JD Vance, mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti volerà negli USA per incontri con il suo omologo. Segnali di un’intensificazione dei rapporti bilaterali, che confermano l’ambizione del governo Meloni di ridefinire la posizione dell’Italia sulla scacchiera globale.
Per ottenere una sospensione definitiva dei dazi, la premier italiana gioca una carta complessa e ben preparata: più investimenti italiani negli USA, acquisti di gas naturale liquefatto e armamenti, e una piena adesione all’obiettivo Nato del 2% del PIL destinato alla difesa. Inoltre, Meloni intende posizionare l’Italia in maniera chiara rispetto alla sfida posta dalla Cina, altro tema caro a Trump, proponendosi come partner affidabile nel fronte atlantico. Non solo: il governo italiano sta lavorando per portare avanti la proposta europea di azzeramento delle tariffe in alcuni settori strategici, accompagnata da una revisione della cooperazione industriale. Ma da parte americana, finora, non sono arrivate risposte concrete. Ecco perché la premier vuole almeno strappare una data per l’apertura formale di un tavolo negoziale, magari già al prossimo vertice Nato in programma a giugno all’Aja.
Il colloquio con Trump non si limiterà agli aspetti economici. Saranno affrontati anche dossier geopolitici di primo piano: dalla guerra in Ucraina alla crisi in Medio Oriente, dalla stabilità della Nato alla sicurezza energetica. Su tutti questi fronti, Meloni vuole rafforzare la credibilità dell’Italia come interlocutore solido e coerente all’interno dell’alleanza occidentale. Il successo della missione dipenderà dunque dalla capacità della premier di ottenere risultati tangibili su più livelli: commerciale, diplomatico e strategico. Un esito positivo rafforzerebbe non solo la sua posizione politica interna, ma anche il profilo internazionale dell’Italia. In caso contrario, potrebbero moltiplicarsi le critiche per aver tentato una mediazione senza reali strumenti di trattativa. Il vertice con Trump è solo un tassello di una strategia più ampia: nei prossimi giorni è atteso a Roma il vicepresidente americano JD Vance, mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti volerà negli USA per incontri con il suo omologo. Segnali di un’intensificazione dei rapporti bilaterali, che confermano l’ambizione del governo Meloni di ridefinire la posizione dell’Italia sulla scacchiera globale.