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Cronaca

L’operazione “Apocalisse” riscrive l’omicidio di Joe Petrosino a Palermo nel 1909

NAPOLI (di Maurizio Scialdone) – Novantacinque sono le persone destinatarie di misure restrittive in Sicilia per l’operazione Apocalisse. Operazione che vede coinvolti personaggi dei mandamenti di San Lorenzo e Resuttana. L’accusa: associazione mafiosa, estorsione e altri reati.

JoepetrosinoTra queste persone risulta esserci un certo Domenico Palazzotto, il quale, ascoltato in un’intercettazione telefonica, avrebbe raccontato di essere un nipote di tale Paolo Palazzotto, killer mandato da Vito Cascio Ferro, tra i primi a potersi fregiare dell’appellativo di “padrino”, ad assassinare il poliziotto italo-americano Joe Petrosino nel marzo del 1909.

Petrosino, il primo poliziotto ucciso dalla mafia siciliana, giunse in Sicilia, per stabilire quali e quanti fossero i rapporti tra la mala americana (Mano Nera) e quella siciliana (in procinto di diventare Cosa Nostra). Fu addirittura accusato dalla comunità italiana in America di essersela inventata, la Mano Nera, poichè non riusciva a venirne a capo mietendo insuccessi uno via l’altro nelle ricerche di eventuali legami. Venne quindi in Italia a Palermo sotto falso nome. Si faceva chiamare Simone Velletri.  Dopo aver soggiornato all’Hotel d’Inghilterra” in via Bocca di Leone e Palermo, Petrosino continuò a muoversi da solo, convinto di poter fare a meno dell’appoggio delle forze dell’ordine del capoluogo siciliano, deciso ad operare da solo, nell’anonimato. Ma le sue intuizioni erano del tutto errate e una sera, alle 21 del 12 marzo 1909, in Piazza Marina si udirono tre colpi di pistola. Joe Petrosino era stato ucciso.

Ci fu chi disse che i killer fossero Antonino Passannanti e Carlo Costantino, assoldati dallo stesso Cascio Ferro, chi invece raccontava che Cascio Ferro, seduto ad un bar ad attendere l’arrivo in piazza di Petrosino, avesse fatto il “lavoro” da solo. Fatto sta che Vito Cascio Ferro, in quella circostanza godette di un alibi di ferro. Il deputato De Michele Ferrantelli, sostenne che “il Padrino” fosse in casa sua a cena nell’ora del delitto scagionandolo. Ora una nuova ipotesi secondo la quale il killer fu Paolo Palazzolo, il cui mandante era come sempre e comunque lo stesso Cascio Ferro.

Questa strana storia potrebbe avere un suo epilogo definitivo, o quanto meno più credibile. A stabilirlo saranno le indagini che seguiranno questa ondata di fermi, nel corso dell’operazione “Apocalisse” appunto. Chissà che la storia di Joe Petrosino non trovi finalmente le sua fine. Quella di Vito Cascio Ferro, invece, è finita da tempo. Dopo essere stato arrestato da Cesare Mori, il “prefetto di Ferro” e poi deportato nel carcere di Pozzuoli, morì di crepacuore nel 1943 durante i bombardamenti della 2a guerra mondiale.

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