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Editoriali

L’Italia peggiore? L’Italia peggio trattata

NAPOLI (di Attilio Iannuzzo) – E’ triste infrangere i sogni; è triste farlo ai giovani. Ragazzi che, convinti di vivere in un paese sano, pensano talvolta che studiare e formarsi lavorando sodo possa bastare per un lavoro su cui fondare la propria esistenza e riempirla di tutte quelle cose che fanno preziosa l’esistenza. Una casa, una famiglia, la possibilità di vivere insieme agli altri dignitosamente. Ma il sogno si infrange quando il quesito viene posto ad un ministro, colui nel quale proprio i giovani credono che possano esserci risposte a domande così complesse. “Siete la peggiore Italia” ha detto Brunetta, sicuramente un’Italia resa peggiore nella qualità di vita, nelle aspettative, nelle prospettive di vita. Sono “la peggiore Italia”, e quindi lui, con loro, non parla.

Un lavoratore a tempo determinato guadagna in media il 26,2% in meno di uno con contratto a tempo indeterminato; con un contratto di collaborazione si arriva a guadagnare il 33,3% in meno rispetto ai 1260 euro guadagnati in media da un lavoratore dipendente in Italia. Sono dati Istat, che qualcuno (Il Rapporto sui Diritti Globali della Cgil, per esempio), ritiene manifestazione di una grande ingiustizia. Persone autorevoli come il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi si sono spinte a dire che mantenere masse di giovani lavoratori nel precariato significa anche frenare la crescita in Italia: “Senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari si hanno effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità”.

Bisognerebbe spiegare al ministro che i precari sono lavoratori spesso altamente qualificati che subiscono un’ingiustizia, a cui le banche non danno finanziamenti, a cui non è concesso versare contributi per la loro pensione,  a cui non è dato il privilegio di creare una famiglia. Ma è difficile che “la peggiore Italia” possa comprendere.

 

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