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Il Parlamento Europeo approva l’uso di armi occidentali contro obiettivi militari in Russia: una svolta nel sostegno all’Ucraina

il Parlamento Europeo ha approvato stamane una risoluzione che invita gli Stati membri dell’Unione Europea a revocare le restrizioni sull’uso delle armi occidentali fornite all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo. Con 377 voti favorevoli, 191 contrari e 51 astensioni, questa misura rappresenta un nuovo passo nel sostegno europeo a Kiev, e riflette la crescente preoccupazione per la capacità di autodifesa dell’Ucraina di fronte alle continue aggressioni russe.

Una risoluzione non vincolante ma simbolica

La risoluzione, pur non avendo carattere vincolante, ha ottenuto un ampio consenso nell’Eurocamera con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astensioni. Il testo afferma che senza la rimozione delle attuali limitazioni all’impiego delle armi occidentali, l’Ucraina non può difendersi pienamente e rimane vulnerabile agli attacchi sulle sue infrastrutture civili e militari. “Le forniture insufficienti di munizioni e le restrizioni sul loro utilizzo rischiano di vanificare gli sforzi finora compiuti”, si legge nella risoluzione.

La questione principale verte sull’uso di armamenti avanzati forniti dai Paesi occidentali, che finora hanno posto restrizioni per evitare un’escalation diretta con la Russia. Tuttavia, con questa decisione, il Parlamento Europeo riconosce l’importanza di permettere a Kiev di colpire obiettivi militari legittimi anche all’interno del territorio russo, al fine di difendere meglio il proprio territorio e contrastare l’abilità russa di lanciare attacchi dall’interno dei propri confini.

Pressioni sugli Stati membri per intensificare il sostegno

La risoluzione sottolinea la necessità di accelerare le consegne di armi, munizioni e sistemi di difesa aerea, con particolare enfasi sui missili di precisione come i Taurus, cruciali per neutralizzare le infrastrutture militari russe. In una dura critica alla diminuzione degli aiuti militari bilaterali da parte di alcuni Paesi UE, l’Europarlamento ha esortato gli Stati membri a rispettare gli impegni assunti nel marzo 2023, che prevedevano la consegna di un milione di munizioni all’Ucraina.

Sanzioni e cooperazione internazionale

Parallelamente al sostegno militare, il Parlamento ha ribadito la necessità di mantenere ed estendere le sanzioni contro la Russia e i suoi alleati, inclusi la Bielorussia e quei Paesi che forniscono tecnologie militari alla Russia, come l’Iran e la Corea del Nord. Particolare attenzione è stata dedicata alla condanna della vendita di missili balistici iraniani alla Russia, un fattore che secondo gli eurodeputati necessita di ulteriori sanzioni contro Teheran. L’Europarlamento ha anche chiesto un rafforzamento degli sforzi diplomatici per ottenere il sostegno internazionale all’Ucraina e per cercare soluzioni pacifiche alla guerra in corso. Tuttavia, l’enfasi sulla revoca delle restrizioni militari suggerisce che i Paesi europei ritengano necessaria una maggiore pressione militare sulla Russia per raggiungere qualsiasi forma di accordo negoziale. La decisione del Parlamento Europeo è stata accolta con favore da numerosi sostenitori della causa ucraina, che vedono in essa un passo verso una maggiore flessibilità operativa per Kiev. Dall’altro lato, alcuni Paesi e parlamentari europei hanno espresso preoccupazione per il rischio di un’escalation del conflitto, paventando che l’autorizzazione all’uso di armi occidentali in territorio russo possa portare a una risposta più aggressiva da parte di Mosca.

Nonostante il carattere non vincolante della risoluzione, essa riflette un cambiamento significativo nell’approccio europeo alla guerra in Ucraina, sottolineando la necessità di un rafforzamento del sostegno militare per garantire che l’Ucraina possa continuare a difendersi in modo efficace contro la Russia.

La risoluzione rappresenta dunque un segnale forte all’interno della politica estera europea: mentre si continuano a cercare soluzioni diplomatiche, l’impegno a sostenere l’Ucraina sul campo non viene meno. Resta ora da vedere come gli Stati membri risponderanno a questo invito a intensificare il loro supporto militare e a rivedere le restrizioni all’uso delle loro armi, in un contesto geopolitico sempre più complesso e delicato.

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