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Editoriali

Il Cardinale Sepe e il bunga bunga

Il Cardinele Crescenzio Sepe

NAPOLI – (di Attilio Iannuzzo) – Provo sconcerto e amarezza per le parole del Cardinale Sepe riguardo al caso Ruby, riportate sui quotidiani di oggi: “bisogna evitare – ha detto – che venga rappresentata solo una parte dell’immagine, solo la parte ombrosa”. Insomma, da interpretare. Ricordo una mia intervista al Cardinale in occasione di un’incontro con le coppie separate. Fui affascinato dall’idea che queste persone potessero accostarsi alla chiesa, dopo una tragedia familiare ed incomprensioni con il parner. “Cardinale – gli dissi – è un’iniziativa importante, quindi queste coppie potranno accostarsi finalmente al sacramento della comunione?”. “Questo non sarà possibile – mi disse adombrato – la chiesa ha delle regole severe”. Questa severità appare svanita oggi, ed intanto la questione morale appare decadente agli occhi dell’opinione pubblica.

La risposta e le parole di Sepe sembrano andare in una direzione diversa rispetto a quelle pronunciate e pubblicate dal quotidiano della Cei, «Avvenire». Per il giornale dei vescovi italiani «anche solo l’idea che un uomo che siede al vertice delle istituzioni dello Stato sia implicato in storie di prostituzione e, peggio ancora, di prostituzione minorile, ferisce e sconvolge». L’editoriale del direttore Marco Tarquinio era stato chiaro:  «In questi anni, questo giornale ha ripetutamente ricordato a tutti – premier in primo luogo – che per servire degnamente nella sfera pubblica bisogna sapersi dare, e tener cara, una misura di sobrietà e di rispetto per se stessi, per ogni altro e per il ruolo che si ricopre». Insomma, mai si era assistito ad un’opinione così poco omogenea all’interno della sfera ecclesiastica. Cardinale Sepe, faccia chiarezza con se stesso, anche Lei è uomo, ma a lei la possibilità di accostarsi alla comunione non verrà mai negata.

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