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Gaza, Israele e Hamas firmano l’accordo: verso il cessate il fuoco

Dopo mesi di guerra e oltre due anni di devastazione, Israele e Hamas hanno firmato la prima fase di un accordo di pace che, se confermato, porterà al cessate il fuoco nella Striscia di Gaza entro 24 ore dalla ratifica del governo israeliano. L’annuncio, definito da Donald Trump “una giornata storica per la pace in Medio Oriente”, segna un momento che potrebbe cambiare il corso del conflitto più sanguinoso dell’ultimo decennio.

I punti chiave dell’accordo

Secondo quanto comunicato dagli Stati Uniti, mediatori dell’intesa insieme a Egitto e Qatar, l’accordo prevede il rilascio immediato degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas, in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi. Sul piano militare, l’IDF si ritirerà progressivamente da diverse aree della Striscia, spostandosi su una nuova “linea di sicurezza” concordata tra le parti. L’unica eccezione resta la zona di Rafah, dove Israele manterrà una presenza limitata “fino a ulteriori verifiche di sicurezza”. Il cessate il fuoco, tuttavia, non entrerà in vigore immediatamente: Israele ha precisato che sarà effettivo solo “entro 24 ore dall’approvazione ufficiale del governo”, prevista dopo la riunione del gabinetto di sicurezza convocata dal premier Benjamin Netanyahu.

Le reazioni: tra speranza e cautela

A Gaza, la notizia ha scatenato scene di gioia: centinaia di persone sono scese in strada, sventolando bandiere palestinesi e intonando canti di festa dopo mesi di assedio e bombardamenti. “È il primo respiro di libertà dopo l’inferno”, ha detto una donna al network Al Jazeera. A Tel Aviv, davanti alla Hostages Square, le famiglie degli ostaggi hanno accolto l’annuncio con lacrime e gratitudine. In un video diffuso sui social, hanno ringraziato Trump: “Il presidente ce l’ha fatta”.

Lo stesso Trump, parlando dalla Casa Bianca, ha dichiarato:

“Oggi è un giorno che sarà ricordato. Israele e Hamas hanno firmato la prima fase del nostro piano di pace. Presto vedremo le famiglie riunite e un Medio Oriente più stabile”. Dall’ONU, il segretario generale António Guterres ha espresso soddisfazione per l’accordo, definendolo “un passo cruciale verso la pace e la fine della crisi umanitaria a Gaza”, invitando entrambe le parti a garantire “il pieno rispetto dei termini e il libero accesso degli aiuti umanitari”.

Le tensioni interne in Israele

Nonostante l’importanza dell’intesa, l’approvazione non è scontata. L’estrema destra israeliana, rappresentata dal ministro Bezalel Smotrich, ha già annunciato che non voterà a favore dell’accordo, giudicato “un cedimento davanti al terrorismo”. Netanyahu, in un messaggio notturno, ha cercato di rassicurare il Paese: “Con l’aiuto di Dio riporteremo tutti a casa. La sicurezza di Israele resta la nostra priorità assoluta”. Fonti governative riferiscono che il premier sta cercando di mantenere un difficile equilibrio politico, tra la pressione degli alleati americani e il rischio di una frattura nella coalizione.

Gli aiuti e la ricostruzione

L’accordo include anche un capitolo dedicato alla ricostruzione di Gaza, con il sostegno degli Stati Uniti, dell’ONU e di diversi Paesi arabi. È previsto un piano di emergenza per la fornitura di elettricità, acqua e medicinali, oltre alla riapertura graduale dei valichi per far entrare cibo e materiali da costruzione. Tuttavia, il controllo dei flussi umanitari resterà per ora in mano israeliana. Gli osservatori dell’ONU monitoreranno il rispetto dei corridoi di sicurezza e la distribuzione degli aiuti, per evitare abusi o deviazioni.

Un equilibrio fragile

Nonostante il clima di entusiasmo, molti analisti invitano alla prudenza. L’accordo firmato oggi è solo la “prima fase” di un processo più ampio, che dovrebbe portare nei prossimi mesi a una tregua permanente e a negoziati politici sulla governance futura della Striscia. Restano infatti questioni irrisolte: chi controllerà Gaza dopo il ritiro israeliano? Hamas manterrà una presenza politica? E soprattutto, quanto durerà la tregua se i gruppi armati minori non rispetteranno l’intesa?

Conclusione: tra speranza e scetticismo

Il cessate il fuoco atteso nelle prossime ore rappresenta, almeno per ora, un barlume di speranza in una terra stremata. Dopo anni di sangue, assedi e fallimenti diplomatici, il mondo osserva con cautela ma anche con sollievo. Se l’accordo sarà rispettato, Gaza potrà forse intravedere l’inizio della fine della guerra. Ma se dovesse naufragare, il rischio di una nuova spirale di violenza resterebbe altissimo.Oggi, per la prima volta dopo molto tempo, la parola “pace” torna a risuonare tra le macerie.

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