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Editoriali

E’ Natale, da fine ottobre

Palazzolo sull’oglio-(di Carmine  Palumbo ) “E’Natale, da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese”. (Charles Bukowski)

Dicembre, sin dall’antichità, è stato un periodo di festività importanti, legate sia al solstizio d’inverno che alla fine del raccolto. La Chiesa cattolica, dalla sua fondazione, mantenne, in genere,  le tradizioni e le credenze locali, accettandole, ma ricoprendole con nuovi significato. Il risultato fu che le festività religiose vennero a coincidere, più o meno, con quelle pagane. Già i Romani, dedicavano una settimana di dicembre  a Saturno, dio dell’agricoltura e dei raccolti, celebrando i Saturnalia.

Era un periodo di grande festa:  gli schiavi riposavano,  tutti bevevano e mangiavano a volontà, i padroni servivano gli schiavi e sovvertendo la gerarchia sociale, dividevano i loro beni. Si facevano anche doni ai bambini per ingraziarsi gli dei nel nuovo anno.

Questa tradizione “carnevalesca” del Natale si protrasse nel medioevo, e anche oltre.

Nel XIX secolo, soprattutto in Inghilterra, con la nascita della classe media e dei lavoratori salariati (e con loro, di un nuovo tipo di società),  assistiamo al tentativo di creare un nuovo tipo di festività, ordinata, disciplinata e soprattutto rispettabile. Non si poteva più permettere alla servitù di passare il mese di dicembre bevendo e facendo baldoria, ma c’era l’esigenza che essa si presentasse moderata e ubbidiente ogni giorno dell’anno. Ma è negli USA  che il capitalismo si impadronì del Natale.

I quartieri newyorkesi cominciarono a essere distinti per classe sociale. Ed anche i festeggiamenti per il Natale iniziarono a diversificarsi in base alla classe sociale: i facoltosi si rinchiudevano nelle loro lussuose dimore, create per distinguersi dai vicini proletari ed i festeggiamenti si trasformarono in lotta di classe, la baldoria natalizia degenera in veri e propri disordini e in significativi danni alla proprietà. La reazione fu di penalizzare il comportamento sregolato! Il Natale venne completamente reinventato.: nasce Santa Claus. Tra il 1810 e il 1830 assistiamo alla creazione di una tradizione. Viene alla luce una nuova concezione del Natale e con esso la sua figura più mitica: Babbo Natale. Il nuovo Natale si festeggia in casa e non prevede l’apertura delle proprie porte da parte dei ricchi. Da una parte questo si esclude il mondo esterno, dall’altra, mettendo al centro della festa i bambini, ripropone un vecchio cliché: chi ha il potere concede doni a chi gli è inferiore, stavolta non come classe ma nell’ambito familiare. Nel XIX secolo, infatti, i bambini appartenevano al gradino più basso della scala sociale, stavano spesso con la servitù!  E comunque non si poteva fare l’elemosina ai mendicanti donando le stesse cose che si davano ai propri figli: loro mangiavano già il cibo migliore! Si è obbligati ad acquistare, spendere, consumare… Ma la tipicità del regalo di Natale è che non deve essere necessario, ma deve essere speciale, di lusso.

Anche in tempi di depressione economica si acquistava sempre qualcosa di bello, un piccolo lusso per i propri familiari. Le uniche persone a cui ancora si regalano cose necessarie sono i poveri! Il Natale ha contribuito a creare la moderna società del consumismo.

E nel nostro “bel paese”,anche  in tempi di tagli alla scuola ed alla cultura, in tempi di rivolte degli studenti e degli intellettuali, in tempi di “munnezza” e di crolli a Pompei, “le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti” , mentre ci vorrebbe “un dicembre a luci spente e con le persone accese”.

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