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Cronaca

Donne, soldi e case: chiesto il processo per Bertolaso e per altri 17

Guido Bertolaso

ROMA (di Fiorenza Sarzanini) – Godevano di soldi e favori e in cambio facevano lievitare i costi degli appalti. Ottenevano case, donne, domestici, ristrutturazioni e all’imprenditore che li beneficiava di tante utilità concedevano i lavori in regime di esclusiva. Eccolo il «sistema» utilizzato dai funzionari pubblici per gestire i «Grandi Eventi». La procura di Perugia chiude l’inchiesta sulle opere realizzate per il G8 e per le celebrazioni dell’Unità d’Italia e sollecita il processo per diciotto imputati. In cima alla lista inserisce il provveditore Angelo Balducci e i suoi collaboratori Mauro della Giovampaola e Fabio De Santis, l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, il commissario per i Mondiali di Nuoto Claudio Rinaldi. Tutti accomunati dai legami stretti con il costruttore Diego Anemone, che finisce nell’elenco per gli stessi reati: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.

 

Chiede di patteggiare una pena a 8 mesi di reclusione per rivelazione del segreto d’ufficio l’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro che nei mesi scorsi aveva invece sempre negato di aver passato notizie sulle indagini ai funzionari amici, così come suo figlio Camillo che si accorda con l’accusa per una condanna a sei mesi. Rimane invece testimone l’ex ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola per il quale – come avevano accertato le indagini – Anemone aveva versato 900mila a fronte dell’acquisto della sua casa con vista Colosseo. «Mi sono sempre proclamato totalmente estraneo a questa vicenda. Oggi, la chiusura dell’inchiesta, lo conferma in modo ufficiale e definitivo», afferma il parlamentare Pdl senza però specificare che mai era stato indagato e nonostante questo decise ugualmente di dimettersi dall’incarico di governo. I magistrati hanno già deciso che lo convocheranno durante l’eventuale processo proprio per chiarire le modalità di acquisto dell’appartamento e nella veste di teste sarà obbligato a rispondere alle domande.

Oltre che per undici società, il rinvio a giudizio viene chiesto anche per Maria Pia Forleo, la funzionaria della struttura della presidenza del Consiglio che avrebbe ottenuto orologi preziosi dagli imprenditori per agevolare le loro pratiche. E per Regina Profeta, la brasiliana sospettata di aver portato al Salaria Sport Village la prostituta Monica che doveva incontrare Bertolaso. Oltre a quella serata trascorsa nel circolo sportivo di Anemone, l’ex capo della Protezione Civile è accusato di aver ottenuto dall’imprenditore un appartamento in via Giulia, 50 mila euro in contanti e massaggi gratuiti.

Scrivono i pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnese nel capo d’imputazione che si riferisce allo stesso Bertolaso: «Le utilità poste in rilievo e gli atti individuati e descritti danno la prova incontrovertibile dell’asservimento della pubblica funzione e appaiono inquadrabili oltre che con specifico riferimento a singoli atti e specifiche utilità, anche in un’ottica di “protezione globale”. Nella sistematica situazione di violazione delle regole che caratterizzava la gestione dei “Grandi Eventi”, nella quale tale declaratoria veniva utilizzata per saltare le ordinarie procedure amministrative, al fine di mantenere le assegnazioni di lavori ad un ristretto numero di imprese e impedire che potesse effettivamente funzionare la concorrenza di altre, la scelta della procedura d’urgenza e di una determinata impresa per effetto della ricezione o della promessa di denaro e di altre utilità integra la violazione dei doveri d’ufficio, che impongono la disinteressata valutazione della situazione concreta».

E su Angelo Balducci evidenziano come «compiva scelte economicamente svantaggiose per la pubblica amministrazione e favorevoli al privato e consentiva, anche mediante l’approvazione di atti aggiuntivi successivi, che il costo dell’appalto a carico della pubblica amministrazione aumentasse considerevolmente rispetto a quello del bando, anche a fronte di spese incongrue o meramente eccessive, al solo scopo di favorire stabilmente il privato imprenditore appaltatore, agli interessi del quale poneva stabilmente la propria funzione». (Corriere)

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