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Crisi umanitaria in Congo, migliaia di sfollati

La Repubblica Democratica del Congo sta affrontando una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi anni. Due settimane dopo l’occupazione della capitale provinciale di Goma da parte del gruppo ribelle M23, sostenuto dal vicino Ruanda, la provincia del Nord Kivu è segnata da violenze estreme, migliaia di morti e un numero crescente di sfollati. Migliaia di persone vivono in condizioni disperate nei campi dentro e intorno alla città, mentre gli aiuti umanitari restano insufficienti.

Medici Senza Frontiere (MSF), operante nella regione, ha lanciato un appello urgente attraverso Fanpage.it, chiedendo che gli spostamenti degli sfollati avvengano in modo volontario e che venga garantita un’adeguata assistenza umanitaria d’urgenza. Con la fine dei combattimenti a Goma e il consolidamento del controllo dell’M23 in alcune aree, il flusso di persone che lasciano i campi è aumentato significativamente. Alcuni campi si sono svuotati in poche ore, lasciando gli sfollati in una condizione di estrema incertezza sul loro futuro. “La gente lascia i campi con quel poco che ha”, ha dichiarato Thierry Allafort-Duverger, responsabile dei programmi di emergenza di MSF a Goma. “Non sappiamo in che condizioni torneranno a casa o cosa troveranno lì. Ma è fondamentale che questi spostamenti siano volontari e che le condizioni di accoglienza nelle aree di rientro siano sicure”. Molte famiglie, dopo anni di sopravvivenza in condizioni drammatiche, desiderano lasciare i campi per cercare una nuova vita altrove. Tuttavia, molte altre temono di tornare a casa a causa delle precarie condizioni di sicurezza. “I messaggi che arrivano rimangono poco chiari. Quel che è certo è che la popolazione è molto preoccupata, mentre resta in balia di voci e realtà dei fatti”, ha aggiunto Allafort-Duverger.

Un altro grave problema è il ritiro di molte ONG dai campi, che ha lasciato senza assistenza una popolazione già vulnerabile. MSF sottolinea che gli aiuti umanitari restano indispensabili, sia per chi parte sia per chi rimane. Un’ulteriore preoccupazione riguarda la disponibilità di cure mediche nelle zone di rientro. Dopo anni di conflitto, molte strutture sanitarie sono state distrutte o abbandonate e non sono più in grado di fornire assistenza. MSF ha quindi attivato cliniche mobili lungo le strade principali a est e a nord di Goma per offrire un minimo di supporto sanitario agli sfollati in movimento.

All’interno dei campi, l’organizzazione continua a fornire cure essenziali, trattamenti contro la malnutrizione e il colera e assistenza ai sopravvissuti alla violenza sessuale. “Abbiamo estremo bisogno di un ospedale e di cibo. Era da due mesi che non ricevevamo alcun aiuto umanitario”, ha raccontato Riziki, una donna di 30 anni sfollata da Rubaya, madre di cinque figli. “Non posso andarmene di qua, non ho più una famiglia che mi aspetta né una casa, è stata distrutta dalle bombe. Vivo nella paura, ma me ne andrò di qui. Aspetterò insieme ai miei figli”.

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