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Cronaca

Castel d’Azzano, la voce del sopravvissuto: «L’esplosione, poi il buio e le urla. Una tragedia immensa»

La notte tra il 13 e il 14 ottobre si è trasformata in un incubo. Un intervento di routine — un’operazione per una segnalazione sospetta — si è concluso con una devastante esplosione che ha travolto i militari in servizio. Tre carabinieri sono morti, tra loro il luogotenente Marco Piffari, comandante di Martella.

Il racconto del carabiniere sopravvissuto:

«Ricordo che ero sulla scalinata con lo scudo alto, poi in meno di un secondo un’esplosione, le macerie mi hanno schiacciato e poi il buio, le urla». La voce di Domenico Martella, 25 anni, carabiniere sopravvissuto alla tragedia di Castel d’Azzano, è ancora segnata dallo shock. Dal letto dell’ospedale dove è ricoverato, ha raccontato al Tg1 gli attimi che hanno cambiato per sempre la sua vita e quella dell’Arma dei Carabinieri. «Ho avuto fortuna, sono qua adesso — ha detto il giovane militare — ma il pensiero va sempre a loro, a chi non c’è più. È una tragedia immensa, soprattutto per la persona che era il mio comandante». Nonostante le ferite e la paura, Martella non ha dubbi sul suo futuro: «Continuerò a fare il carabiniere. È quello che ho scelto e quello che voglio essere».

Il racconto dei vicini:

Nella cittadina veronese, ancora sconvolta dall’accaduto, il dolore è palpabile e si mescola all’incredulità di una comunità che mai avrebbe immaginato di vivere una simile tragedia. Le strade di Castel d’Azzano, solitamente tranquille, sono oggi percorse da un silenzio pesante, rotto solo dal via vai dei mezzi di soccorso e dal mormorio sommesso dei residenti che si fermano davanti ai nastri dei carabinieri. I vicini raccontano di una notte di puro terrore: «Abbiamo sentito un boato fortissimo, le finestre hanno tremato e poi solo fumo e sirene — racconta una donna che abita a pochi metri dal luogo dell’esplosione —. Non capivamo cosa stesse succedendo, sembrava la fine del mondo». Altri ricordano di essere scesi in strada in pigiama, spaesati e impauriti, nel buio illuminato solo dalle luci dei lampeggianti. «Si sentivano urla, ordini concitati, poi il silenzio. È stato terribile», aggiunge un altro residente. Oggi, davanti alle macerie, restano solo fiori, bandiere a mezz’asta e il senso di una ferita che l’intera comunità dovrà imparare a portare dentroIl

Ministro Crosetto:

Il ministro della Difesa Guido Crosetto, giunto sul posto e poi in ospedale per visitare i feriti, ha espresso la vicinanza dello Stato alle famiglie delle vittime: «È come perdere un pezzo di famiglia. Un vuoto incolmabile. Erano militari preparati, uno di loro sarebbe dovuto partire per il Libano. Mi ha detto: “Siamo carabinieri, sappiamo di dover rischiare”». Crosetto ha poi promesso impegno e sostegno: «Diciamo alle famiglie delle vittime che noi ci siamo e ci saremo, per cercare di colmare un vuoto che nessuno potrà mai colmare».

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