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Cronaca

Caso Ales, sale la tensione: troppi favoritismi e privilegi

NAPOLI (di Attilio Iannuzzo – Il Mattino) – Trecento dipendenti dell’Ales, la società partecipata del ministero dei Beni culturali, e rappresentanze sindacali, insieme per rivendicare il diritto al lavoro ed un salario adeguato. L’ennesimo incontro di lavoratori che da oltre tredici anni lavorano nel settore senza i dovuti riconoscimenti.

Ales«Un incontro con il ministro Bray che ad oggi non ha prodotto i frutti sperati – ha dichiarato il rappresentante sindacale della Uiltucs Mario Paudice – ma continueremo a rivendicare i nostri diritti ed a pretendere ciò che ci è stato promesso». Una spending review che sembra colpire solo i lavoratori, tutelando e privilegiando dirigenti e amministratore delegato. L’esempio più evidente è quello riguardante i buoni pasto che da 8,10 euro è stato ridotto a 7,50 euro. Sul tavolo di discussione anche l’accordo del premio di produzione siglato con l’azienda che resta congelato. «Vogliamo sapere – incalza Paudice – che fine hanno fatto i 98mila euro che il ministero ha stanziato per le nostre attività e che l’azienda doveva ripartire tra i lavoratori; ci passano davanti agli occhi privilegi di alcuni, a discapito dei lavoratori che invece ne avrebbero diritto». I sindacati denunciano le decisioni dall’azienda prese in pieno agosto, favorendo promozioni e livelli dei soliti noti. «Così come fu nel luglio 2012 – aggiunge Paudice – assistiamo a favoritismi che consistono in nuove nomine dirigenziali, passaggi di livello e riconoscimenti economici di vario tipo, mentre assistiamo ad una totale assenza di strategia e di un piano industriale». «Metodo e merito discriminatori», si legge nella nota sindacale di Filcams-Cigl, Uiltucs ed Ugl Terziario, in quanto non vi sono risposte ai quesiti vivi dei dipendenti della società. «I lavoratori dell’Ales sono impiegati in tutta la regione Campania in diversi siti archeologici e di interesse nazionale del ministero dei Beni Culturali – dichiara Giuseppe Pinto della Uiltucs – e dal primo giorno non hanno mai avuto aumento o livello professionale; intendiamo avere un contatto diretto col Ministero senza intermediazioni di amministratori e dirigenti, che riteniamo una categoria parassitaria». I lavoratori della società percepiscono lo stesso stipendio di quando furono assunti nel 2000 e dopo tredici anni di lavoro «non vi è nessun segnale da parte dell’azienda che possa far sperare in un percorso di valorizzazione e riqualificazione», conclude la nota congiunta dei sindacati. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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